Se a creare confusione, in questo ultimo scorcio di 2021, hanno contribuito politici, scienziati, medici e giornalisti, faremmo un grave torto ad economisti ed imprenditori dimenticandoci di loro.
Tanto più che questi ultimi possono contare sul parere di Uffici studi e documentazione, Centri di ricerca e analisi, Agenzie di consulenza, Archivi aziendali etc.
Nel suo Rapporto di previsione per il 2022 Confindustria, interrogandosi su “Quale economia italiana all’uscita dalla crisi?”, si dà una risposta molto ottimistica snocciolando una serie di dati davvero confortanti.
«I consumi stanno progressivamente subentrando all’export come traino della risalita, ponendosi al fianco degli investimenti», si legge testualmente, «e i servizi stanno diventando più dinamici rispetto all’industria, che era già ripartita tra la seconda metà del 2020 e inizio 2021».
Di più: «Nella seconda metà del 2021 e poi nel 2022, come già in primavera, si prevede un recupero della spesa delle famiglie soprattutto in servizi. I consumi privati, in parte bloccati e dirottati sui beni durevoli durante il lockdown, da Maggio-Giugno 2021 sono potuti ripartire anche in servizi quali ristoranti, alloggi, intrattenimento, oltre che nei beni non durevoli.
Il parziale recupero finora dei flussi turistici, di stranieri verso l’Italia e anche di italiani verso l’estero, fornisce margini di crescita da sfruttare per i servizi nel secondo semestre del 2021 e poi nel 2022».
L’analisi dell’Ufficio Studi di Confcommercio è di tutt’altro tenore, tanto da chiedersi se industriali e commercianti, almeno a livello di Uffici studi, non dialoghino tra loro.
«A Novembre 2021 si stima una variazione dello 0,3% dei prezzi al consumo su base mensile e del 3,4% su base annua, un dato che non si registrava da Ottobre 2011», sottolinea una recente nota del sindacato dei commercianti.
«Anche se la tendenza all’aumento continua a essere guidata dalla componente energetica il permanere di tensioni sulle materie prime, non solo gas e petrolio e le strozzature nelle catene di produzione e distribuzione a livello globale consolidano le preoccupazioni di un significativo trasferimento a breve degli impulsi inflazionistici ad altre filiere».
Intanto l’Istat conferma che la disoccupazione cresce: rispetto al pre-pandemia restano da recuperare 870.000 mila posti di lavoro (lo scorso Aprile il tasso di disoccupazione era già salito al 10,7%, registrando un incremento di 0,3 punti).
In particolare «continuano a ridursi i lavoratori indipendenti, le cosiddette partite iva che, rispetto a Febbraio sono diminuite di 327.000 unità a conferma delle difficoltà in cui ancora versano molte piccole imprese e larga parte del lavoro autonomo».
Tra meno di tre settimane saremo nel pieno delle festività natalizie, un periodo che un tempo aiutava l’economia a fare robusti balzi in avanti con tredicesime ricche per la gioia di tutti, industriali, commercianti e agricoltori. La quarta ondata di covid-19 sta invece mostrando i suoi nefasti effetti facendo crescere in molti la paura; e, si sa, la paura è cattiva consigliera.
D’altra parte anche i provvedimenti del governo non stanno sortendo quegli effetti di ripresa da tutti auspicato.
Sotto il profilo della lotta al virus di Wuhan nonostante i vaccini non si vedono progressi. Muoiono meno persone e questo è un grandissimo successo, ma le ondate pandemiche proseguono e spingono il Governo Draghi a prendere misure che finiscono più per dividere i cittadini che non a sostenerli per mettere tutti nelle condizioni di aiutare il Paese a riprendersi.
L’ultimo esempio di confusione generato dall’Esecutivo è la gestione delle notizie sulla “variante Omicron” (con l’immediato eco della stampa mainstream): nello spazio di quattro giorni, dopo avere fatto crollare le borse per i suoi presunti nefasti effetti, la variante cosiddetta “sudafricana” è invece risultata molto meno invasiva e preoccupante per la salute delle persone.
Pungente e sarcastico il commento di Ignazio La Russa (Fratelli d’Italia): Omicron come lo spread, utile per ingessare la presidenza della Repubblica.
Qualcuno deve avere capito e allora, “contrordine compagni, la terza dose di vaccino debella anche Omicron”, quindi procediamo in pace perché non è accaduto nulla.
Siamo alla biblica Torre di Babele o, più laicamente, al caos.
Comunque, come ci informa il Rapporto di Confindustria del mese di Ottobre, il Pil ha già superato il 6 per cento e «la crescita robusta del biennio 2021-2022 supererà il 10 per cento permettendoci di recuperare e superare il tonfo del -9% registrato nel 2020». Sarà.
Noi da semplici cronisti abituati a guardarci attorno e a parlare con le persone comuni, con coloro che sono alla base della piramide sociale, il popolo, registriamo un diffuso sentimento di preoccupazione misto a rassegnazione. «Non percepiamo roseo il nostro futuro» sembra la sintetica opinione espressa dai più.
Per ora, con uno sguardo all’imminente periodo natalizio, facciamo nostro il contenuto dell’indagine condotta da Confturismo-Confcommercio in collaborazione con Swg, società di ricerche di mercato, nella quale si dice: «È l’effetto “freezer” che le notizie sull’aumento dei contagi Covid, quotidianamente diffuse, esercitano su una stagione invernale che doveva archiviare definitivamente la crisi e invece si preannuncia ancora molto incerta».
Risultato: su 35 milioni di prenotazione ben 11 milioni sono state congelate, mentre 2,5 milioni sono le disdette già inviate dai viaggiatori.
Temiamo che la bacchetta magica di Draghi possa ben poco se non cambia, almeno in Occidente, la ricetta dello sviluppo che, prima che materiale, deve essere spirituale.
O l’umanità torna ad affidarsi e a farsi ispirare da Chi le vuole bene (il cui compleanno, tra l’altro, celebriamo tra poco), o si abbandona a sé stessa, magari accettando le lusinghe di un pessimo maestro, certamente ammaliante, ma che ha sempre fatto il suo male dividendola e schiavizzandola. Tertium non datum (non esiste una terza possibilità).Foto
(didascalia: foto di Klaus Dieter vom Wangenheim da Pixabay )