In Lombardia sono circa 700.000 le donne che soffrono di vulvodinia; 600.00 quelle che hanno disturbi legati all’incontinenza urinaria; 500.000 circa quelle affette da lichen sclero-atrofico e 1,4 milioni quelle (già in menopausa) affette da lichen sclero – atrofico.
Numeri illustrati durante il convegno ‘Stop Intimate Disorders’ (che si è svolto presso l’Auditorium Gaber di Palazzo Pirelli), organizzato dal direttore dello Studio Egeria di Milano, Enrico Meloni, per fare luce su tematiche che non hanno solo risvolti medico scientifici ma anche sociali visto che sono in grado di compromettere spesso in maniera determinante le relazioni interpersonali e sessuali delle donne.
Il seminario ha visto alternarsi sul palco relatori del calibro di Roberto Bernorio (Specialista in ginecologia – Psicoterapeuta – Sessuologo clinico); Karina Makarenko (Specialista in Ginecologia e Ostetricia); Debora Marchiori (Specialista in urologia); Giovanna Testa (Specialista in ginecologia e ostetricia); Nerella Petrini (Specialista in dermatologia – venerealogia); Simona Colicchia (Fisioterapista specializzata nel trattamento del pavimento pelvico) e Ettore Palma (specialista in Ostetricia e Ginecologia e docente della Sapienza di Roma).
“Ho voluto organizzare questa prima giornata – ha spiegato Enrico Meloni -per sensibilizzare il più possibile l’universo femminile affinché le donne possano prendere coscienza delle eventuali problematiche che riscontrano e trovare, quindi, risposte adeguate alle loro domande. La medicina può aiutare un processo di diagnosi e valutazione mirato che sfrutti la tecnologia e la farmacologia per ottenere un risultato definitivo senza dover ricorrere a cure invasive e dolorose”.
Oltre 10 milioni di donne, infatti, soffrono di patologie legate a disturbi dell’apparato uro-genitale. Stando ai dati pubblicati dal ‘Centro Studi Egeria per il benessere della donna’, più del 15% della popolazione femminile soffre di vulvodinia, più del 20% di incontinenza urinaria. Problematiche intime che, spesso, si ripercuotono sulla vita di coppia. Oggi, però, queste patologie possono essere curate con tecniche mini-invasive e dall’efficacia certificata.
“In Italia ci sono centinaia di migliaia di donne ‘invisibili’, che vivono nell’ombra – ha detto il dottor Roberto Bernorio, sessuologo clinico, psicoterapeuta e specialista in ginecologia -. Il messaggio è: non abbiate timore di rivolgervi ad uno specialista, da patologie come vulvodinia e vaginismo si può guarire, grazie a terapie mirate che possono arrivare sino al 95% di efficacia. È necessario, però, uno sforzo collettivo: da un lato le donne non devono più vergognarsi o sentirsi colpevoli, anche per retaggi storici e culturali, di avere disfunzioni che possono certo capitare. Dall’altro, il mondo sanitario deve comprendere che bisogna avere maggiore consapevolezza nei confronti di malattie spesso misconosciute e non facilmente diagnosticabili. Ecco perché è necessario rivolgersi a specialisti seri e preparati, che non prendano sottogamba sintomi e soprattutto sappiano ascoltare le pazienti”.