Educare all’alimentazione sana? Una priorità

“È allarmante apprendere che circa il 50% delle diete dei paesi sviluppati si compone di cibi ultraprocessati, che subiscono numerose lavorazioni e che contengono ingredienti (additivi) che non albergherebbero in nessuna delle nostre cucine. Questo deve responsabilizzarci ancor più nel continuare a parlare ai consumatori di oggi e domani, sia nei nostri Mercati Agricoli, che nei percorsi didattici che anche nel prossimo anno scolastico attiveremo sul territorio”. Lo afferma il presidente della Coldiretti provinciale Fernando Fiori dopo che il tema è stato sollevato dal presidente nazionale dell’organizzazione agricola, Ettore Prandini, nel suo intervento al vertice Onu sui sistemi alimentari “Food Systems Summit” nell’ambito della sessione su Diete alimentari, culture e tradizione, quello che insegna la dieta mediterranea.

È ancora più allarmante – continua Fiori – assistere ai tentativi di promuovere una dieta globale, che vieta molti cibi naturali e frutto della sapienza contadina, per sostituirli con prodotti artificiali. Di fatto si vuole abrogare il concetto di dieta in nome di classificazioni ed improbabili etichettature che dovrebbero dirci cosa mangiare e cosa no, indipendentemente dalle quantità. Etichettature le cui semplificazioni ingannano i consumatori”.

E’ altrettanto allarmante il fatto che prenda corpo l’idea secondo cui cibo del futuro possa venire dai laboratori, “spezzando il legame millenario tra cibo, terra e natura. Si tratta di promesse disgiunte dalla realtà e prive di solide analisi scientifiche di partenza. Per primi in Italia ci siamo opposti invocando un principio di precauzione per la salute dei cittadini e per l’ambiente. Importanti professori medici hanno chiesto tempo per studiare la sicurezza dei cibi artificiali e eminenti università statunitensi hanno stimato che questi prodotti potrebbero essere fino a 25 volte più inquinanti delle tecniche tradizionali”.

Temiamo – continua Fiori “che dietro la superficie delle promesse, si scopra semplicemente la lucida volontà di alcuni uomini e gruppi di interesse tra più ricchi e potenti del mondo, di monopolizzare la produzione e la vendita di cibo, brevettando intere filiere in un bioreattore. Pensare che la disponibilità di cibo sia nelle mani di chi può accendere e spegnere un bioreattore è inaccettabile. Non si tratta di una questione economica, ma democratica. Ha a che vedere con il diritto all’accesso al cibo e per noi questo è un diritto inalienabile dell’uomo e come tale va difeso e garantito”.

L’accesso a cibo sano e sicuro, di qualità. Come quello che compone la Dieta mediterranea. Per Coldiretti, difendere oggi la dieta mediterranea è una battaglia da fare per il futuro delle nuove generazioni, una battaglia non solo per la loro salute e quella del pianeta, ma una battaglia di democrazia e giustizia sociale, che vale per l’identità e la sopravvivenza di tutti i singoli popoli. Per noi si tratta anche di una battaglia per la biodiversità, per la sovranità alimentare.

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