Varese, bene la Giornata del Ringraziamento Provinciale a Comerio

Con la benedizione dei mezzi agricoli e la sfilata per le vie di Comerio si è da poco conclusa la prima parte della Giornata del Ringraziamento provinciale di Coldiretti Varese che oggi, domenica 3 dicembre, ha richiamato decine di trattori imbandierati e una nutrita presenza di pubblico. Ora gli imprenditori agricoli continuano il loro momento di festa con il pranzo in oratorio Il programma si è aperto con il raduno dei mezzi agricoli e l’accoglienza dei partecipanti alle 9.15.

Luoghi fulcro dell’evento, la chiesa parrocchiale di Comerio. Alle 9.30, la messa con offerta dei frutti della terra celebrata dal parroco don Maurizio Cantù e da don Corrado Bardella, vicario della comunità pastorale: momento culmine sarà l’Offertorio dei prodotti agricoli provenienti dalle diverse zone della provincia di Varese.

Al termine della funzione anche il saluto delle autorità: tra gli interventi quello del viceprefetto di Varese, dottor Salvatore Ciarcia, e del sindaco di Comerio Michele Ballarini, oltre al direttore di Coldiretti Varese Rodolfo Mazzucotelli e del presidente Pietro Luca Colombo, il quale ha rimarcato il significato di una giornata importante per il mondo agricolo prealpino “anche sotto il profilo della riflessione e della necessità di tracciare un bilancio di quanto vissuto quest’anno, di successi e difficoltà, per ripartire da subito nel costruire il nostro presente e il nostro futuro”.

Colombo ha ricordato il voto del Parlamento sulla legge che dice no al cibo sintetico in Italia, dopo una lunga mobilitazione che ha toccato anche il territorio della provincia di Varese. La battaglia contro il cibo artificiale è iniziata il 10 novembre del 2022 con l’avvio della grande mobilitazione della Coldiretti che ha portato alla raccolta di oltre 2 milioni di firme a sostegno del provvedimento, con oltre duemila comuni che hanno deliberato a favore spesso all’unanimità, tutte le Regioni di ogni colore politico ed esponenti di tutti gli schieramenti oltre a ministri e sottosegretari, parlamentari nazionali ed europei e sindaci.

E’ stato dunque un anno intenso  – continua Colombo – che abbiamo vissuto fianco a fianco con le imprese ma anche il tessuto della società civile sul territorio, e in molteplici forme: quelle degli agrimercati con la vendita diretta, innanzitutto, ma anche quella del coinvolgimento con importanti manifestazioni che abbiamo contribuito ad accogliere sul territorio e che ha visto  la nostra partecipazione ai Villaggi Coldiretti a Roma e con le iniziative didattiche che hanno coinvolto migliaia di ragazzi nel Varesotto, sia con gli incontri di formazione rivolti agli allievi delle scuole superiori, in particolare degli istituti agrari. Non possiamo sottrarci a un ruolo di supporto verso coloro che sono gli imprenditori e i consumatori del domani, e anche in questo segmento Coldiretti sa distinguersi ed emergere”.

Iniziamo con uno dei comparti simbolo, quello florovivaistico, che ha dovuto fronteggiare non solo le bizze del clima, con grandinate che hanno distrutto serre e coltivazioni – oltre ad altre colture orticole, cerealicole e strutture agrituristiche: il comparto florovivaistico soffre inoltre del problema della concorrenza estera, con l’import selvaggio di piante e fiori che vanno a sovvertire la sostenibilità economica delle nostre imprese. E’ inaccettabile che le imprese florovivaistiche del Varesotto vengano strozzate da una burocrazia insostenibile mentre, all’opposto, si applica il principio delle “maglie larghe” riguardo a un prodotto estero che entra nei nostri confini a basso costo e senza adeguate tutele per le filiere nostrane.

La produzione di cereali autunno vernini si è attestata su 40 quintali/ettaro, con una differenza del +20% rispetto alla stagione 2021/2022 e un discostamento del -10% rispetto a un’annata media. Per quanto riguarda i cereali primaverili-estivi, l’incremento percentuale sulla scorsa annata è stato addirittura dell’80% in più, con una produzione di 50/60 quintali per ettaro. Siamo tuttavia con un saldo negativo del 30% rispetto ad un’annata normale, il che evidenzia la forte situazione di crisi vissuta, per il segmento, nella stagione 2021/2022: gli stessi identici numeri si riscontrano anche per prati e foraggere. Relativamente all’uva da vino, la produzione 2022/2023 si attesta su 150 quintali per ettaro, con un incremento del +30% rispetto allo scorso anno, che riporta i numeri perfettamente in linea con un’annata normale.

Va fortemente rimarcato che, sia per le province di Varese che delle vicine Como e Lecco, le ultime due stagioni produttive sono state fortemente condizionate dal clima impazzito e dalla continua minaccia delle invasioni e dei danni causati dagli animali selvatici, cervi e cinghiali in primis, la cui crescita numerica è ormai esponenziale e minaccia l’intero comprensorio del settentrione lombardo. Interi raccolti risultano pregiudicati e a rischio e si avverte la preoccupazione per la possibilità di resistenza stessa delle imprese agricole, che si trovano in difficoltà nel fronteggiare una problematica che, in tutta evidenza, è ormai finita fuori controllo.

C’è una situazione preoccupante riguardo al rapporto tra costi di produzione, in forte aumento, e i prezzi corrisposti alle imprese agricole: in particolare, nel settore cerealicolo prezzi sono crollati del 60% su valori al di sotto dei costi di produzione che mettono a rischio il futuro di decine di migliaia di aziende agricole. In ambito cerealicolo il problema riguarda sia il grano duro che il mais, ma si può ben estendere anche ad altre produzioni. Va quindi trovata una soluzione per sostenere la produzione e dare respiro alle imprese, che sono strozzate dai costi di produzione. Vanno intensificati gli accordi di filiera che  premiano la qualità e va dato corso a quanto già stabilito per legge, ovvero che i prezzi non possono scendere mai sotto i costi di produzione: ne va del futuro della nostra produzione nazionale, che è un patrimonio di valore storico, identitario e qualitativo.

Tutto ciò non deve scoraggiarci – è la riflessione conclusiva del presidente Colombo – e, per noi di Coldiretti, ogni difficoltà si trasforma in una nuova sfida da affrontare, superare e vincere. Costi quel che costi, perché nessuno può essere più forte di chi sta dalla parte giusta: dei consumatori, dei coltivatori, di gente umile ma combattiva che, per un giorno, sa anche fermarsi e ringraziare per tutto ciò di buono che abbiamo”.

La Giornata del Ringraziamento è consuetudine dal 1951, data della sua istituzione; dal 1975 è stata  inserita dalla Conferenza episcopale italiana nel calendario liturgico e giunge quest’anno all’edizione numero 73. È una ricorrenza presente in una moltitudine di culture, erede della tradizione del “fare San Martino”, che era fino a qualche decennio fa il punto centrale che segnava l’inizio e la fine di un anno agricolo, termine di scadenza di contratti agricoli e anche di assegnazione di fondi e cascine in conduzione quando esisteva ancora la mezzadria. Ancora, va ricordato che addirittura in età precristiana, l’inizio dell’anno celtico seguiva la fine del ciclo agricolo e cadeva il 1° novembre, oggi festa di tutti i Santi. Anche il Thanksgiving day americano richiama una festa al termine del primo raccolto, nel 1621, dopo lo sbarco dei Padri Pellegrini con il Myflower nel Massachussets.

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