Era saronnese l’ambasciatore ucciso in Congo

L’ambasciatore italiano in Repubblica Democratica del Congo, Luca Attanasio, e un carabiniere della sua scorta, Vittorio Iacovacci, sono stati uccisi oggi in un attacco mentre si trovavano nei pressi della cittadina di Kanyamahoro, nel Nord Kivu, a nord del capoluogo Goma. L’ambasciatore viaggiava con una delegazione del World Food Programme (WFP). Secondo le prime ricostruzioni il convoglio è stato attaccato da uomini armati che volevano rapire il personale delle Nazioni Unite o forse rubare le derrate alimentari.

Classe 1977, tra i più giovani ambasciatori del nostro paese, Luca Attanasio era nato a Saronno (Varese) e cresciuto a Limbiate. Lo si legge in un nota dell’Ispi (l’Istituto per gli studi di politica internazionale) che aveva frequentato con profitto. Laureatosi nel 2001 alla Bocconi in economia aziendale, aveva frequentato l’ISPI per poi accedere alla carriera diplomatica. La sua è stata una carriera rapida e brillante: secondo segretario commerciale a Berna nel 2006, confermato con funzioni di primo segretario commerciale l’anno dopo, fino al trasferimento a Casablanca con funzioni di Console nel 2010. L’ultimo incarico a Kinshasa nel 2017 quando era stato nominato capo missione nella Repubblica Democratica del Congo, dove era stato riconfermato in qualità di Ambasciatore Straordinario Plenipotenziario accreditato in RDC. In Congo – dove risiedono all’incirca mille italiani – Attanasio stava portando avanti anche diversi progetti umanitari. Lo scorso anno era stato insignito assieme alla moglie, Zakia Seddiki, del premio internazionale Nassirya per la pace per l’attività della ong Mama Sofia (fondata dalla moglie e di cui Attanasio era presidente onorario) che si occupa di situazioni di grave difficoltà nella Repubblica Democratica del Congo, soprattutto di bambini e madri, con ambulatori medici, presidi mobili e progetti per le madri detenute. Lascia, oltre alla moglie, tre figlie piccole.

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