Il biologico compie 30 anni ma il nuovo regolamento resta al palo. Quello attuale, relativo al “metodo di produzione biologico dei prodotti agricoli e all’indicazione di tale metodo sui prodotti agricoli e sulle derrate alimentari- (Cee) N. 2092/91” adottato dal Consiglio delle Comunità europee è datato, infatti, 24 giugno 1991.
Da allora i consumi nazionali sono cresciuti senza interruzioni ed oggi il biologico è nel carrello di circa sette famiglie su dieci (68%). Una domanda crescente che viene sostenuta dalla leadership dell’Italia che è il primo Paese europeo per numero di aziende agricole impegnate nel biologico dove sono saliti a ben 80.643 gli operatori coinvolti (+2%) che attendono l’approvazione della nuova legge che inizia l’iter finale alla Commissione Agricoltura della Camera.
I consumi domestici di alimenti biologici salgono alla cifra record di 4,3 miliardi di euro grazie alla svolta green e salutista degli italiani con l’emergenza Covid che ha determinato un aumento degli acquisti del 7% nel 2020 rispetto all’anno precedente: un segmento che segue un trend di crescita anche in provincia di Varese.
“In un Paese come l’Italia che è leader in Europa nel numero di imprese impegnate nel biologico occorre approvare subito la legge nazionale, senza cambiamenti strumentali sul biodinamico finalizzati solo a bloccare il definitivo via libera”, afferma il presidente di Coldiretti Varese Fernando Fiori nel sottolineare che “il testo prevede anche l’introduzione di un marchio per il bio italiano per contrassegnare come 100% Made in Italy solo i prodotti biologici ottenuti da materia prima nazionale”.
Il provvedimento, sostiene tra l’altro anche l’impiego di piattaforme digitali per garantire una piena informazione circa la provenienza, la qualità e la tracciabilità dei prodotti con una delega al Governo per rivedere la normativa sui controlli e garantire l’autonomia degli enti di certificazione.
A preoccupare è, infatti, l’invasione di prodotti biologici da Paesi extracomunitari, con 2,8 milioni di tonnellate di prodotto bio arrivate nell’Unione Europea nel 2020 con incrementi che vanno dal +33% per il riso al 40% per olio di oliva, dal 40% per i limoni al 51% per le arance.
“Una situazione che – conclude Fiori – rende chiara l’urgenza di dare la possibilità di distinguere sullo scaffale i veri prodotti biologici Made in Italy ma anche rafforzare i controlli sui cibi bio importati che non rispettano gli stessi standard di sicurezza di quelli Europei, fornendo una spinta al raggiungimento degli obiettivi della strategia Farm to Fork del New Green Deal che punta ad avere in futuro almeno 1 campo su 4 coltivato a bio in Italia”.