Busto Arsizio mostra “Fragilità e forza” a Palazzo Cicogna

Nell’ambito della rassegna Uno spazio per l’arte, sarà inaugurata il 28 ottobre alle ore 18.00 negli spazi di Palazzo Marliani Cicogna la retrospettiva dal titolo “Fragilità e forza”, che la città di Busto Arsizio dedica a Carola Mazot (Valdagno 1929 – Milano 2016) artista veneta vissuta a Milano e formatasi all’Accademia di Brera negli anni ‘60 sotto la guida di Marino Marini e Giacomo Manzù.

Curata da Maria Clara Bosello e Atelier Mazot Milano, la mostra sarà aperta da venerdì 28 ottobre a domenica 27 novembre e rappresenta un ulteriore tassello dell’offerta culturale e artistica cittadina.

Carola Mazot nasce a Valdagno nel 1929. Figura femminile dirompente nelle scelte di vita e di lavoro. Nipote del pittore post impressionista veneziano Vettore Zanetti Zilla che fu anche suo primo maestro, Mazot studiò in gioventù pittura e scultura con illustri maestri come Donato Frisia e Lorenzo Pepe ma la sua formazione è legata soprattutto all’Accademia di Brera, durante gli anni Sessanta, sotto la guida di Marino Marini e Giacomo Manzù. Frequentò il Jamaica negli anni dei maggiori fermenti artistici e culturali, conoscendo numerosi artisti e scrittori fra i quali Alik Cavaliere, Aligi Sassu, Ernesto Treccani che le fece alcuni ritratti, il critico Mario De Micheli e il poeta Franco Loi che seguirono e scrissero sui suoi lavori. Sposò lo scultore Guido Di Fidio. Lavorò e visse soprattutto a Milano dove si spegne nel 2016. Ha esposto in numerose città in Italia e all’estero: Milano, Venezia, Verona ma anche Lugano, Parigi, Varsavia, Vienna, Lione, New York e San Francisco.

Sue opere sono conservate in molte collezioni private, pubbliche e museali: Museo della Permanente, Galleria d’Arte Sacra dei Contemporanei, ANPI provinciale di Milano Casa della Memoria, Civiche Raccolte d’Arte di Busto Arsizio. Sue opere sono visibili in alcune Chiese di Milano: San Luca Evangelista, San Gregorio Magno, San Giovanni in Laterano. Una collezione con 37 sue tele è conservata dal Comune di Valdagno.

La mostra allestita a Palazzo Cicogna vuole indagare sui sentimenti contrastanti di fragilità e forza, di tenerezza e potenza. Entrambe esigono un rapporto: una cosa è fragile quando scontrandosi con un’altra si rompe. Una cosa è forte quando scontrandosi con un’altra resiste.

È dunque una relazione che determina l’essenza di fragilità o di forza. Lo si può percepire facilmente nella natura: un tronco duro, robusto, vigoroso permette alla foglia tenera di crescere, al fiore delicato di sbocciare, come nelle tele dedicate all’albero di fico, solitario o all’interno di un giardino fiorito.

E nell’uomo coesistono da sempre: la prestanza in un corpo atletico lo spinge a sfidare il suo limite. La forza di un corpo umano, energia vibrante percepibile nelle opere della serie “Atleti” degli anni Novanta nella prima sala, dove figure impetuose si muovono all’interno di una composizione libera, mossa e di grande essenzialità, alternate da immagini di “Albero”, maestoso e libero. Solitario o circondato d’arbusti, ritratto nel vento o sotto la pioggia comunque simbolo di vita e forza. Mentre il sentimento lieve di un istante pare trascorrere fugacemente vediamo nelle tele dei volti la trama della sottile complessità esistenziale. Nelle sale successive un susseguirsi di bei volti dove l’artista rivela la fragilità dei sentimenti negli sguardi di donne, giovani, uomini. Con un nome o persone incontrate per caso e mai conosciute. Tenerissimi i ritratti della piccola violinista che in un’apparente fragilità continuano a rifiorire e a parlarci. Opere che si alternano a tele di piccoli fiori del sottobosco riportati con freschezza lieve in tutta la loro fragilità.

Ma così come talvolta si scorge una margherita nascere tenacemente tra le pieghe dell’asfalto, spesso si scopre che una lieve emozione permette di sentire realmente un aspetto della vita, di reagire con forza a qualche cosa che chiama.

Le tele di Carola Mazot, nel loro realismo lirico e tagliente, testimoniano fedelmente questo rapporto.

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