Cei una lettera per le elezioni europee

Insieme. Per rivolgersi all’Unione Europea e sottolineare sia la centralità della prossima consultazione elettorale sia l’importanza di contribuire a cementarsi sempre più al suo interno, la Cei ha scritto all’Unione Europea una lettera dai contenuti variegati. Estensodi ne sono il presidente, cardinale Matteo Maria Zuppi e monsignor Maria Crociata, presidente della Comece.

L’occasione per prendere la penna e scrivere all’Unione del vecchio continente è stata la giornata che lo celebra. “Cara Unione Europea – scrivono- darti del tu è inusuale, ma ci viene naturale perché siamo cresciuti con te, sei una, sei l’Europa, eppure abbracci ben 27 paesi con 450 milioni di abitanti che hanno scelto liberamente di mettersi insieme per formare l’Unione che sei diventata, che meraviglia, invece di litigare o ignorarsi, occorre conoscersi e andare d’accordo, tu sei la nostra casa, prima casa comune, in questa impariamo a vivere da Fratelli tutti”.   

La lettera si sofferma quindi, innanzitutto, sulla necessità di evitare fughe in avanti particolaristiche che scoraggino un lavoro d’insieme in vista delle molte sfide. E poi scende nei particolari delle emergenze da affrontare. “Abbiamo nel cuore un desiderio – scrivono ancora Zuppi e Crociata – che si rafforzi ciò che rappresenti e ciò che sei, che tutti impariamo a sentirti vicina, amica e non distante o sconosciuta”.

Occorre insomma che la concezione d’Europa impari a dimorare stabilmente in ogni cittadino in essa residente.   Prima della sua costituzione, ricordano i due autori della lettera, “abbiamo combattuto guerre senza fine e milioni di persone sono state uccise, tutti i sogni di pace si sono infranti sugli scogli di guerre, le ultime quelle mondaili, che hanno portato immense distruzioni e morte”.  In questo tetro scenario, scrivono, la nascita nel 1951 della Comunità Europea nel segno di carbone e acciaio ha posto le basi per una comune coscienza continentale nel segno della promozione della pace e della concordia. E il discorso è emerso ancora più evidente, dicono, con il Tratttato di Roma del 1957. 

E un’altra tappa significativa, ricordano, è stato il cambio in Unione Europea nel 1992 con il conseguente allargamento, nel tempo, ai paesi un tempo membri del Patto di Varsavia sotto il dominio dell’ex Unione Sovietica. Crociata e Zuppi ricordano come ulteriore occasione di aggregazione continentale il trattato di Lisbona del 2009.  E definiscono l’Unione “un organismo vivo” e proprio per questo in grado di cogliere la delicatezza del momento storico e di interpretarlo e viverlo con “nuove riforme istituzionali che ti rendano sempre più all’altezza delle sfide di oggi”. Un’unione di anime che, fanno notare, non può essere soltanto nel segno della burocrazia, di direttive e regolamenti ma deve avere “un’anima”.  “In questi anni  – scrivono di nuovo – abbiamo visto compiere passi avanti significativi, quando per esempio hai accompagnato alcuni paesi a superare le crisi economiche, ma abbiamo anche dovuto registrare fasi di stallo e difficoltà che crescono quando smarriamo il momento dello stare insieme, la visione del nostro futuro condiviso, o facciamo resistenza a capire che il destino è comune e che bisogna continuare a costruire un’Europa unita”. 

Il ritorno della guerra e il riemergere dei nazionalismi impongono al vecchio continente di battere un colpo e di unire i suoi sforzi concentrando le risorse migliori.  “Alcuni – prosegue la lettera – vogliono far credere che isolandosi si starebbe meglio  quando invece qualunque dei tuoi paesi, anche grande, si ridurrebbe fatalmente al proverbiale vaso di coccio tra vasi di ferro, per stare insieme abbiamo bisogno di motivazioni condivise, ideali comuni, valori apprezzati e coltivati e non bastano convenienze economiche”.  A contribuire al rinsaldarsi dell’Unione sono anche i valori cristiani, sulla scorta di quanto affermato da papa Francesco per il quale l’ Europa non deve essere “ostaggio delle parti, diventando preda di populismi autoreferenziali nè di una sorta di sovranazionalismo astratto dimentico della vita dei popoli”. 

La sottolineatura cade anche su un’Europa capace di accogliere i migranti , promotrice di un fisco equo e di relazioni autorevoli ispirate alla dignità dei popoli, di vivere le nuove elezioni come “occasione propizia e irripetibile, da cogliere senza esitazione” mettendo al bando “paure e senso di insicurezza di fronte alle difficoltà”.  Zuppi e Crociata concludono invitando i cittadini del continente, specialmente quelli che si recano alle urne per la prima volta, a considerare “quanto sia importante compiere questo gesto civico di partecipazione alla vita e alla crescita dell’Unione”. Solo così l’Europa potrà diventare, dicono, “occasione di rilancio e di promozione  di un nuovo umanesimo europeo”.

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