Mancava solo la rogna ad aggravare il quadro, pesantissimo, dell’allarme cinghiali in provincia di Varese, mentre i casi di peste suina registrati nel nord e nel centro Italia rappresentano una grave minaccia per gli allevamenti suini del territorio varesotto e altolombardo. Non solo: come ribadisce Coldiretti Varese, il rischio dell’espandersi del contagio dentro alle stalle “rappresenterebbe un danno gravissimo soprattutto in un territorio dove la presenza dei cinghiali è oltremodo fuori controllo, come testimoniano le segnalazioni di danni che continuano con frequenza pressochè quotidiana e sempre più preoccupante”.
Fernando Fiori, presidente della Coldiretti provinciale, si fa portavoce delle imprese di fronte alle ennesime brutte notizie sul fronte selvatici: “Più volte abbiamo denunciato i pericoli della proliferazione e diffusione senza freni di questi ungulati che provocano danni nei campi ed incidenti stradali, ma rappresentano anche un pericoloso veicolo per altre patologie che possono essere trasmesse agli allevamenti. Occorre intervenire con decisione per contenerne il numero, a fronte di ben 2,3 milioni di esemplari stimati in tutta Italia”.
Intanto, Coldiretti esprime apprezzamento in ordine al tweet del sottosegretario alla Salute Andrea Costa sul fatto che per fronteggiare l’epidemia di peste suina è “fondamentale ridurre l’eccessiva presenza di cinghiali sul territorio” e “valutare il prolungamento dell’attività venatoria, per ridurne sensibilmente il numero” a tutela di agricoltori e allevatori.
Non è più tollerabile l’immobilismo delle Istituzioni di fronte all’estendersi dell’emergenza – continua Coldiretti Varese – in un momento drammatico per gli allevatori, che stanno lavorando con compensi riconosciuti che sono inferiori ai costi sostenuti per gli aumenti energetici e dell’alimentazione degli animali: le autorità competenti intervengano per contrastare le pratiche sleali e fermare le speculazioni.
“Coldiretti da sempre condivide e si fa portavoce dell’allarme lanciato dalle imprese agricole, con segnalazioni pressochè quotidiane che indicano, ancora una volta, come il problema della fauna selvatica sia grave e reale” prosegue Fiori. “Su questo la nostra posizione è chiara: continueremo a sostenere le istanze di imprese e territorio nei confronti di tutti gli attori istituzionali Nel mentre, ribadiamo l’importanza di denunciare sempre i danni subiti, anche se i risarcimenti arrivano in forma ridotta: ciò è utile anche a dare una dimensione reale di un problema diventato insostenibile. Parallelamente, nel tempo e in maniera ripetuta e pressante, continuiamo a denunciare la preoccupazione e il disagio delle imprese agricole a causa della abnorme e incontrollata presenza sull’intero territorio provinciale della popolazione di cinghiali e selvatici che in misura sempre maggiore arrecano danni alle coltivazioni”.
I nostri associati, oggi ancor più in difficoltà a causa dell’impennata dei costi dei fattori di produzione e dei costi energetici e danneggiati dalla persistenza di fattori climatici avversi e sempre più penalizzanti le produzioni, “sono comprensibilmente esasperati e delusi, accusano danni continui e insostenibili alle loro coltivazioni, vivono nell’incertezza dell’effettiva utilità dei ripristini e risemine delle colture (in previsione di nuovi danni), registrano impotenti la distruzione dei loro raccolti, sono consci che gli eventuali risarcimenti non riconosceranno in misura equa la perdita di reddito”.
Da qui le richieste, che ribadiamo forti e chiare: è di primaria importanza l’azione e le attività di controllo e contenimento della popolazione di cinghiali mediante l’effettuazione di idonei piani di abbattimento e contenimento. Allo stesso tempo è opportuno provvedere a un contestuale un nuovo censimento che tracci le reali dimensioni del problema (aumentato a dismisura rispetto al passato) e a una collaborazione congiunta che possa portare a una corretta gestione della presenza della popolazione di cinghiali nei nostri territori.