Sei gennaio, un’ altro giorno di festa negato alle famiglie italiane, che al loro risveglio hanno dovuto fare i conti con l’annuncio che dal 15 febbraio tutti i lavoratori, pubblici e privati, compresi quelli in ambito giudiziario ed i magistrati, dovranno vaccinarsi,se ultra cinquantenni. Per l’avvocato Stefania Cappellari, co-fondatrice del Comitato, il termine “obbligo” non è una parola qualunque, ma va considerato con attenzione sul piano legale e va riformulato il consenso informato.
“Mi riservo di commentare il testo solo dopo la lettura attenta di quello che verrà pubblicato in Gazzetta Ufficiale nelle prossime ore”. Una cosa è certa, per Roberto Perga, il presidente del Comitato, il Coordinamento 15 ottobre adirà tutte le vie legali, nazionali ed internazionali, per far valere la tutela della dignità dei cittadini italiani.”
“Siamo convinti – conclude il dottor Dario Giacomini, vicepresidente – che dopo le decine di relazioni mediche e scientifiche ascoltate a Roma il 3 e 4 gennaio scorso (convegno “Pandemia, invito al confronto”) dalla voce di ricercatori e docenti universitari, sulla base di dati aggiornati e fonti accreditate, non possiamo che sottolineare il dovere e la responsabilità etica di tutti i medici, che abbiano a cuore il giuramento di Ippocrate, che questa strategia dell’obbligo vaccinale non è la strada più efficcace e non è la strategia più corretta per “salvare vite”, come affermato ieri dal premier, Mario Draghi. Purtroppo, più volte è stato chiesto un confronto medico scientifico, scevro da ideologismi o pregiudizi, che la scienza medica non dovrebbe avere, ma nessuno ci ha ascoltati. Il dovere dei medici è non nuocere, per questo noi non approviamo nel merito questa decisione e ribadiamo l’esigenza del principio di precauzione, quando i dati clinici, come in questo caso, ci pongono interrogativi importanti e ci legittimano a farlo.”