A seguito delle trasmissioni su tutte le reti nazionali e degli articoli apparsi sui principali quotidiani, in cui si raccoglievano le lamentele dei commercianti milanesi per la perdita di fatturato causata dalle manifestazioni no green pass, siamo andati a verificare sul campo la situazione.
Abbiamo girovagato per le vie del centro “battendo i marciapiedi”, come si usava dire nelle vecchie redazioni. Venerdì 5 Novembre, per l’intera giornata, abbiamo parlato con i titolari o i commessi di 31 esercizi commerciali, aperti nelle vie in cui, da 16 sabati, si snoda il corteo dei no green pass, che contempla anche tanti o no vax.
La nostra indagine s’è snodata lungo questo itinerario. Partiti da largo Cairoli, abbiamo proseguito per via Dante, poi piazza Mercanti, piazza del Duomo fino in via Durini. Lì, da un intervistato, ci è stato consigliato di andare a sondare il parere di alcuni suoi colleghi che, pur con negozi allocati in vie non direttamente percorse dai manifestanti, sono coinvolti dalla presenza di migliaia di persone il sabato pomeriggio.
Abbiamo poi proceduto verso corso Vittorio Emanuele e, svoltato in via cardinale Carlo Maria Martini, abbiamo raggiunto piazza Fontana, davanti all’Arcivescovado, dove si formano i cortei.
Tornati sui nostri passi abbiamo svoltato in piazza Duomo e di lì ci siamo spostati in via Sant’Angelo, una piccola traversa di corso Vittorio Emanuele, arteria che abbiamo ripreso per raggiungere piazza San Babila, corso Venezia e, infine, Corso Buenos Aires.
I commercianti che abbiamo avvicinato (e di cui conserviamo nel taccuino, nomi e cognomi) appartengono a diverse categorie merceologiche: ottica, abbigliamento, prodotti per la bellezza e cura del corpo, calzature, pelletteria, accessori per la cucina e la casa, orologeria, gioielleria, rivendita di souvenirs, giornali e ristorazione.
Abbiamo avuto la possibilità d’interloquire con diversi titolari e, in loro assenza, con i dipendenti. Esclusivamente con questi ultimi quando siamo entrati nei negozi appartenenti a catene di aziende multinazionali.
All’unisono, tutti gli interpellati, hanno riconosciuto che i manifestanti «non sono persone pericolose». Alla domanda “che opinione s’è fatta di questi protestatari?”, la risposta più frequente è stata: «è una fiumana di gente eterogenea che si muove per le vie del centro urlando slogan». Qualche addetto alle vendite in esercizi di grandi dimensioni ha confidato che «il fastidio maggiore è di dover chiudere la porta del negozio, perché il grido dei manifestanti copre la voce dei clienti, che spesso faticano a sentire le nostre parole».
Le testimonianze, ovviamente, sono sempre soggettive, ma quando concordano ripetutamente, danno la cifra di una maggioranza. Una cameriera, impiegata da 25 anni nella ristorazione, è arrivata a dire che «dei manifestanti non si sarebbe quasi accorta, se non per la discussione pubblica sul tema da loro acceso, perché il suo locale, ogni sabato, almeno da quando lei lavora, è sempre stato affollato. Quindi nessun disagio o diminuzione d’incasso». D’identico parere
le commesse di alcuni negozi situati in piazza Mercanti e in via Dante. «Li vediamo sfilare», dicono riferendosi ai no green pass.
«Ci sono giovani, ma anche tanti anziani e famiglie con bambini nel passeggino. Camminano, chiacchierano e non hanno mai impedito ai clienti di entrare nei nostri negozi». Il titolare di uno storico negozio ha addirittura ammesso di avere aumentato numero di clienti e fatturato dalle ore 17 negli ultimi sabato dei cortei. Taluni esercenti di via Durini spiegano: «Molti di noi chiudono alle 18.00 e il corteo, passando poco dopo, non dà alcun fastidio».
Abbiamo poi verificato che diversi esercizi di piazza Fontana, dove si forma il corteo, sono chiusi al sabato, mentre altri vedono l’assembramento di persone che, ammettono, «non danno fastidio, perché sono lontane dalle nostre vetrine». Il calo di fatturato causato dalla presenza dei manifestati è invece apertamente denunciato da due commercianti i quali dichiarano che «dalle 16.30 non entra più nessuno nel nostro negozio».
Ai due esercenti di piazza Fontana se ne affianca un terzo di Galleria Vittorio Emanuele, il quale lamenta che «dal momento in cui i no green pass si radunano in piazza Duomo non batto più uno scontrino».
Articolando l’opinione aggiunge: «I clienti sanno delle manifestazioni al sabato e per paura preferiscono non avventurarsi in centro». Altri negozianti, pragmaticamente, abbassano le saracinesche per un’ora e mezza circa, il tempo di lasciare sfilare il corteo e poi riaprono.
Costoro ammettono il disagio, ma non arrivano a sostenere la diminuzione di fatturato. In corso Vittorio Emanuele alcune commesse di negozi legati a grandi marchi, registrano che, da tempo, il sabato pomeriggio cala il numero dei clienti, ma non sanno confermare se ciò comporti una reale contrazione degli utili (il dato è noto solo all’amministrazione delle loro aziende, spiegano).
A pochi passi da un negozio di grandi griffe, raccogliamo l’opinione di un commesso che lavora in un esercizio meno blasonato, il qualche candidamente afferma: «Il corteo può infastidire qualche passante; c’è chi ha chiesto rifugio ai negozi fino a quando la marea dei dimostranti non è passata, ma è esagerato parlare di calo del fatturato. La realtà è che gli italiani, dopo due anni di pandemia, non hanno soldi da spendere per beni utili, immaginiamo quando si tratta di oggetti superflui».
Rispetto alla nostra inchiesta volante, siamo consapevoli che ben più sofisticati strumenti d’indagine, occorrerebbero per valutare sentimenti e danni protestati dai commercianti milanesi.
Per esempio sarebbe interessante sapere come si sia arrivati a stabilire in oltre 10 milioni di euro il mancato fatturato degli esercizi commerciali coinvolti nelle manifestazioni del sabato.
Cifra, oggettivamente elevata, che Radio 24, l’emittente de “Il Sole 24 Ore”, ha ripetutamente divulgato in numerosi suoi radiogiornali.
La sintesi di ciò che siamo riusciti a raccogliere dalle interviste di 29 su 31 commercianti avvicinati (due ci hanno rimandati ai rispettivi uffici stampa perché non era loro concesso di rilasciare dichiarazioni ai giornalisti) è la seguente: i manifestanti del sabato pomeriggio sono rumorosi, ma non violenti, possono frenare alcuni dal frequentare il centro, ma non sono così determinanti da incidere sul fatturato annuo dei negozi ubicati sul percorso dei cortei.
Onoriamo la schiettezza di coloro che hanno affermato: gli utili non sono più come quelli degli anni della lira, altro che green pass.