Concluso nella mattinata di lunedì 10 Novembre nel capoluogo comasco il blitz della Guardia di Finanza denominato “Chi vuole essere milionario”. L’operazione ha portato all’arresto di tre comaschi per i reati di usura, estorsione ed esercizio abusivo dell’attività bancaria.
Due misure cautelari in carcere nei confronti di Paolo Barasso (dipendente di una società cooperativa a mutualità prevalente, già in servizio presso l’infrastruttura ferroviaria di Como Ponte Chiasso); Gabro Panfili (pensionato) entrambi con precedenti per reati contro il patrimonio e Giovanni Gregorio (pensionato) destinatario della misura cautelare degli arresti domiciliari.
Gli usurai sono accusati di aver prestato denaro a tassi d’interesse elevatissimi in epoca pre-Covid ma ciò che le Fiamme Gialle di Como hanno rilevato è che l’attività è proseguita anche negli ultimi mesi facilitata dallo stato di necessità dei clienti in crisi a causa del perdurare della pandemia.
Stamane, nel corso di una conferenza video, sono stati resi noti i risultati dell’indagine alla quale hanno partecipato il Col. Samuel Bolis, comandante del Nucleo di Polizia Economica Finanziaria di Como, il procuratore della Repubblica di Como, Nicola Piacente, il Col. Giuseppe Coppola della Guardia di Finanza di Como e il dott. Pasquale Addesso della Procura di Como.
L’attività usuraia sembra dilagare nel territorio comasco per il perdurare della pandemia e colpisce imprenditori già in difficoltà o perchè impossibilitati ad accedere a finanziamenti bancari ordinari.
L’indagine ha avuto inizio a seguito dell’arresto, nell’Ottobre 2019, di Bruno De Benedetto per reati di bancarotta. L’imprenditore nel collaborare con la giustizia ha dichiarato di essere stato vittima di usura, tra il 2014 ed il 2019, ad opera dei tre indagati.
Le dichiarazioni dell’imprenditore De Benedetto risultano riscontrate dall’attività investigativa da parte della Guardia di Finanza, che ha permesso di individuare gli episodi di usura ed abusivo esercizio dell’attività finanziaria contestati a carico degli arrestati, di verificare i luoghi in cui l’attività usuraria è stata esercitata (quanto al Panfili presso un immobile in via Volta a Como, gestito dalla moglie dell’indagato, adibito a “commercio mobili antichi”), di accertare che l’attività di usura è proseguita anche nel periodo di piena emergenza del virus di Wuhan.
Soltanto nel caso di De Benedetto, si è potuto accertare che i prestiti ammontano a 1.000.000 di euro. L’impegno alla restituzione ha riguardato 1.600.000 euro.
Almeno 10 sono le persone, oltre a De Benedetto, che sono state indotte a rivolgersi agli indagati per ottenere prestiti
Per Barrasso, il profitto dell’attività usuraria accertato è pari a 390.000 euro, per Gregorio è pari a 200.000 euro, per Panfili è pari a 258.000 euro circa. A parte le dichiarazioni rese dal dott. De Benedetto, che ha deciso di rivelare il sistema di strozzinaggio di cui era vittima dopo essere stato arrestato per reati di bancarotta, il sistema usurario e di illecita attività finanziaria è stato ricostruito grazie alle meticolose indagini svolte dalla Guardia di Finanza.
Per comprendere l’importanza dell’operazione portata a termine dalle Fiamme Gialle occorre tenere presente che ricostruire i percorsi su cui si articola l’usura è particolarmente complicato dalla mancanza di denunce che le stesse vittime raramente osano fare.
Smantellare i “sodalizi” tra usurai e usurati è oggettivamente complicato e solo la professionalità e la testardaggine degli inquirenti possono portare a risultati positivi, grazie ai quali la Magistratura può poi attivarsi nel prendere i provvedimenti necessari ad estirpare uno dei reati più odiosi come quello, appunto, dell’usura.
(immagine un momento della videoconferenza)