Negli ultimi 10 anni, il panorama del rischio online per i minorenni si è ampliato, arrivando ad esprimersi con manifestazioni cibernetiche per ogni tipo di fragilità tipica dell’adolescenza.
La pandemia ha impresso un’accelerazione ulteriore al processo di alfabetizzazione informatica dei bambini e degli adolescenti, mostrando subito la complessità che tale anticipazione può determinare.
Sono ben 3444 le denunce sporte negli Uffici della Specialità nel 2023 che hanno riguardato forme di aggressione online in danno di minorenni: un numero impressionante di casi in cui le fragilità evolutive, lo sviluppo tecnologico, la socializzazione via web hanno prodotto un disagio e pericolo per bambini e ragazzi richiedendo un impegno incessante della Polizia di Stato e degli specialisti della Polizia Postale.
Lo sfruttamento sessuale online ricomprende diversi fenomeni di aggressione ai minori: è nato quasi contestualmente all’avvento della rete internet e prevede l’uso del computer e di altri supporti tecnologici, per attività di pedofili prevalentemente. Il fenomeno è in rapida espansione poiché sfrutta le opportunità che via via la tecnologia offre e si inserisce nei cambiamenti sociali e di comunicazione che interessano tutta la società civile. La presenza di un supporto informatico, smartphone o computer, costituisce una variabile di peso psicologico non trascurabile nella definizione delle dinamiche tipiche del fenomeno.
Le vittime si sentono più protette nelle interazioni online, sono inclini a condividere informazioni private tramite i social, cercano la popolarità e fanno fatica a credere che dietro ad un atteggiamento confidenziale e seduttivo possa nascondersi un’autentica intenzione criminale. L’impegno della Polizia Postale si è concentrato sul traffico di foto e video che ritraggono vittime minorenni di abusi sessuali, sulla loro identificazione attraverso un’intensa attività di monitoraggio delle comunità e dei siti dove il materiale viene scambiato, prodotto e commercializzato, per l’individuazione dei soggetti, anche stranieri coinvolti. Sono state numerose e significative le indagini condotte dagli Uffici della Specialità secondo la modalità sottocopertura, con agenti infiltrati in questi gruppi di élite criminale in cui il primato triste e deprecabile spetta sempre a persone che abusano di bambini a cui spesso sono legati da vincoli familiari e di vicinanza.
I soggetti che hanno interesse sessuale verso i minori hanno imparato a sfruttare la familiarità dei più giovani con i social network e i servizi di rete, per avvicinarli ed interagire con loro. Spesso la tendenza al narcisismo e al presenzialismo che caratterizza preadolescenti e adolescenti è diventato un fattore facilitante per il groomer nel costruire un legame “pseudo affettivo” con le vittime, anche usando un linguaggio fatto di emoticons, stickers, per creare una confidenza crescente,fino alle richieste esplicite di immagini sessuali, induzioni ad atti di autoerotismo ed incontri reali. Anche le nuove piattaforme e le app di gioco online sono diventate un luogo virtuale non privo di rischi. Si pensi alla comunità virtuale costituita dai fruitori dei giochi online di grande richiamo, che consentono a milioni di minorenni di costruire crew di gioco, di comunicare in tempo reale con altre squadre, di sfidarsi in battaglie virtuali.
L’insieme di questi “luoghi” virtuali può diventare il teatro di richieste sessuali, mascherate da scambio di favori, nel quale bambini e ragazzi subiscono la fine arte manipolatoria e criminale di adulti il cui obiettivo è indurre al compimento di azioni sessuali e alla produzione live di materiale pedopornografico.
Altre minacce arrivano dal cyberbullismo è un’altra forma di minaccia che aggredisce i piccoli internauti ma che proviene, da coetanei, secondo una logica in cui il confine tra vittime e carnefici è labile e si incentra sull’impulsività tipica dell’età. Il mondo dei ragazzi ha conquistato nel tempo nuove prospettive laddove affianca ai luoghi tradizionali di socializzazione come il “muretto”, la piazza sotto casa, il bar dello sport, le così dette piazze virtuali, dalle chat ai socialnetwork attuali, dove le regole morali, i freni inibitori, le reazioni emotive, gli agiti aggressivi possono manifestarsi con maggiore “teatralità” e minor controllo.
La maggioranza delle aggressioni in rete, delle diffamazioni via social avvengono tra ragazzi che si conoscono nella vita reale e hanno condiviso percorsi comuni: scuola, sport, tempo libero. Nel 2023 sono stati trattati 291 casi di cyberbullismo.
In allegato un report dettagliato della Polizia di Stato redatto in occasione della giornata Internet Day
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