Riportiamo un’articolo a firma di Daniele Boldrini di Brezzo di Bedero in provincia di Varese, che ringraziamo per la gentile concessione, sull’importanza delle attività svolte dagli oratori all’interno delle comunità
Nell’antichità gli Oratori erano piccoli luoghi di culto dove i fedeli si riunivano a pregare (il termine deriva appunto dal latino orare, pregare).
Fu San Filippo Neri intorno al 1550 a creare il primo Oratorio nel senso moderno e l’idea fu ripresa da San Giovanni Bosco nel 1841, con l’intento di offrire ai giovani un punto di incontro per pregare, per socializzare, per giocare.
Dall’esempio di Don Bosco, l’Oratorio è diventato sempre più luogo di aggregazione e formazione, sia religiosa che umana.
Ora, all’interno di una Parrocchia l’Oratorio rappresenta il soggetto che interpreta la missione educativa della comunità a sostegno e complemento dell’educazione trasmessa nelle famiglie.
Gli Oratori sono promotori di cultura ed educazione “civica” e ciò è stato colto dalle istituzioni, che hanno emesso specifici provvedimenti finalizzati alla valorizzazione della funzione sociale educativa svolta dalle Parrocchie mediante gli Oratori. Già nell’anno 2001 con la Legge n. 22 la Regione Lombardia, per prima, ha promosso azioni a sostegno delle attività degli Oratori. Nel 2003 anche il Parlamento ne ha riconosciuto il valore educativo con la Legge n. 206.
Ma soprattutto, numerosi Comuni, che per legge hanno il dovere di “curare gli interessi della propria comunità e promuoverne lo sviluppo”, hanno rivolto grande attenzione e sostenuto con convinzione le attività degli Oratori, vedendole anche come iniziative indirizzate a rafforzare il senso di appartenenza degli abitanti al loro paese, perché si sentano sempre protagonisti della vita della comunità, uniti dagli stessi valori ed impegnati per gli stessi obiettivi.
Un Oratorio dinamico, che sa coinvolgere i genitori e tutta la popolazione nelle iniziative proposte, e sa rendere protagonisti i bambini ed i ragazzi, è indice di una comunità che dimostra di voler crescere, di essere una comunità attiva e che può guardare con grande fiducia al proprio futuro.
Perché l’Oratorio è un luogo di formazione, di educazione, di aggregazione e crescita armonica dei ragazzi, ai quali vengono trasmessi i giusti valori, che sono fondamento di una solida comunità civile e che gli consentiranno di affrontare con serenità e coraggio la loro vita, nel rispetto degli altri, fortemente aggrappati ai loro convincimenti morali, impegnati con responsabilità e vigore a dare concretezza ai loro talenti ed a realizzare i loro ambiziosi progetti, nella consapevolezza del ruolo importante, unico ed insostituibile che ogni individuo svolge all’interno della società.
Come sottolineato dal Cardinale Tettamanzi, “gli educatori degli Oratori rappresentano la realtà viva di una Chiesa che cammina giorno per giorno insieme alle giovani generazioni, e sono come il prolungamento e la condivisione del cuore e della voce del Vescovo che annuncia il Vangelo di Gesù ai bambini, ai ragazzi, agli adolescenti e ai giovani, una voce che per mezzo degli educatori si traduce concretamente in presenza, in esempi di vita, in ascolto e dialogo, in diverse attività, in preghiera e impegno, in tutto ciò che serve per crescere insieme in quella vera e propria palestra di vita che è l’Oratorio nei nostri paesi e nelle nostre città”.
E proprio dal Cardinale Tettamanzi è partito lo spunto per iniziare ad articolare il prezioso servizio educativo dell’Oratorio con un progetto condiviso da più Parrocchie insieme, un progetto che ora si sta concretizzando, pur ripartito in sedi diverse.
È l’espressione del principio di sussidiarietà, che, così come nelle istituzioni civiche, anche nell’organizzazione delle attività della Diocesi favorisce la realizzazione delle funzioni degli organi inferiori, secondo ciò che sono in grado di fare.
Le capacità di “fare” degli Oratori sono tanto maggiori quanto più i responsabili riescono a coinvolgere i ragazzi, i genitori e tutta la comunità, attenti e preoccupati di tutto ciò che interessa la collettività, secondo il principio di Don Lorenzo Milani, sintetizzato nel famoso motto in inglese “I care“, letteralmente “me ne importa, mi prendo cura di, mi sta a cuore” (in contrapposizione al “me ne frego” fascista). Personalmente lo considero una forma molto concreta e continua di solidarietà, un valore riconosciuto anche dalla nostra Costituzione come “dovere inderogabile”.
Concludo citando ancora le parole del nostro Cardinale Arcivescovo, in occasione dell’Assemblea degli Oratori del 2007, dal titolo L’oratorio: una sfida per il futuro: “Vorrei che gli Oratori continuassero ad essere gli occhi della Parrocchia sui giovani, capaci di svelare il mistero d’amore della Chiesa e capaci di tradurre in tante e minute occasioni, concrete e quotidiane, per lo più nascoste e umili, lo sguardo fiducioso, buono, forte, paziente e gioioso di chi sa che è possibile e bello crescere in sapienza, età e grazia, davanti a Dio e agli uomini”.
(Oratorio San Luigi di Luino)