Ricordare le vittime del colonialismo italiano

Pubblichiamo lettera aperta all’Onorevole Laura Boldrini, inviata in redazione, da un nostro affezionato lettore. Oggetto della missiva è l’istituzione di una giornata in ricordo delle vittime del colonialismo italiano.

“Gentile Signora, Onorevole Laura Boldrini,

mi rendo conto che non è da tutti la capacità di contestualizzare i periodi storici interpretando abitudini, tradizioni, mentalità ed esigenze che furono dominanti nelle popolazioni del passato.

Non Le attribuisco quindi una totale colpa per il suo desiderio di fustigare il periodo coloniale dell’Italia. Perché, Signora Boldrini, se Lei avesse avuto vent’anni negli Anni Trenta, forse sarebbe stata felice di sapere che la sua famiglia contadina poteva trasferirsi oltre Mediterraneo a coltivare una terra dove l’Italia era sovrana, anziché subire le umiliazioni nell’elemosinare lavoro negli Stati Uniti, in Francia o presso le miniere inglesi.

Forse, se studentessa o intellettuale, Lei sarebbe stata felice di sapere che gli italiani nelle loro Colonie abolivano la schiavitù e portavano lavoro per le genti del luogo. Se giurista, avrebbe apprezzato che le leggi imposte dall’Italia impedivano finalmente le sanguinose lotte fra tribù e famiglie confinanti.

Se illuminata credente, avrebbe annuito al fatto che gli italiani costruissero moschee e chiese copte per il rispetto delle religioni autoctone. Se giovane cittadina (magari Giovane Italiana con tanto di camicetta bianca e gonna nera), Lei avrebbe apprezzato che in quelle terre gli italiani stavano realizzando infrastrutture quali strade, fognature, ferrovie, oltre a scuole e villaggi, dove trovavano posto sia connazionali che indigeni (chiarimento: indigeni significa autoctoni, non è un termine dispregiativo). Forse Lei si sarebbe inorgoglita nel sapere che i signori inglesi, despoti e tiranni nelle loro colonie quanto non possiamo immaginare (solo Churchill fece consapevolmente morire di fame tre milioni di indiani), criticarono il “vituperato” governo fascista perché “trattava troppo bene” i popoli delle proprie colonie.

Quegli inglesi che, al pari di francesi, olandesi, portoghesi e belgi (si informi di quale genocidio commisero i belgi nel Congo), giusto per limitarci all’Europa del Novecento, mai si sono autofustigati per le loro imprese coloniali, come invece Lei vorrebbe facessero gli italiani.

Certo, tali conquiste territoriali costarono guerre, con morti dell’una e dell’altra parte. Ma ciò era a quel tempo assolutamente normale. Omar El Mukhtar, capo libico impiccato dagli italiani, eroe per Gheddafi (e tanto compianto dall’anti italiano Del Boca), non era un cherubino: aveva torturato, amputato e massacrato 300 militari italiani. Così va la Storia: Guglielmo Oberdan, per noi un patriota del Risorgimento, ma per gli austroungarici un terrorista…

Lei, Signora Boldrini, ha mai parlato con qualche anziano etiope o cittadino del Corno d’Africa, a suo tempo vissuti sotto il dominio italiano? Io sì. E mi sono sentito dire: “a noi gli italiani hanno insegnato a lavorare”. E da altri, uno slogan fra loro ricorrente: “tutto quel che c’è, l’hanno creato gli italiani, quel che non c’è l’hanno creato gli inglesi”.

Con l’aria contrita, il cappello in mano e percuotendoci il petto, nel 2005 abbiamo consegnato agli Etiopi la bella Stele di Axum. Significato, dissero i nostri tromboni del governo di allora, della civiltà e dignità di un popolo, alla quale stele esso tiene con orgoglio. Tale era la passione, la dignità e l’orgoglio degli etiopi per quella stele che è immortalata in una foto del suo rinvenimento negli anni Trenta: spezzata in tre monconi, nella sabbia del deserto e fra lo sterco dei cammelli.

Ma Lei, Signora Boldrini, è una donna di oggi, che non perde tempo ad interpretare il passato e a rispettare la Storia con le sue luci ed ombre, anziché cancellarla; Lei gioisce per le tecnologie mobili, per l’energia pulita con le sue batterie agli ioni di litio e, di conseguenza, per le terre rare e le multinazionali che sventrano l’Africa sfruttandola in una nuova colonizzazione. Ben peggiore, mi creda, di quella che fu la nostra. Ma sono questioni che gli anti italiani, categoria alla quale mi pare Lei appartenga, purtroppo non comprenderanno mai.” (Daniele Carozzi)

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