Biblioteca Frera via Zara 37, a Tradate, giovedì 6 Ottobre alle 20.45 ha ospitato la presentazione del libro “Testimoni di un esodo” editore Mimep-Docete.
Alla serata sono intervenuti lo storico e ricercatore dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia Lorenzo Salimbeni, il vice-presidente Anvgd Annamaria Crasti, gli autori Alberto Comuzzi e Donatella Salambat, giornalisti di Vareseinluce, giornale online della provincia di Varese. L’incontro è stato moderato dal giornalista Franco Negri.
Il libro è una raccolta di dodici testimonianze di esuli istriani-dalmati che hanno vissuto personalmente o attraverso il ricordo dei genitori le tragiche vicende dell’esodo del confine orientale nello spazio temporale dal 1943 al 1958.
Lorenzo Salimbeni ha inquadrato il periodo storico nel quale si inseriscono le testimonianze dell’opera.
Un periodo storico difficile e soprattutto poco conosciuto. Dalla fuga alle foibe, alla vita nei campi profughi sparsi in tutta Italia, il prof. Salimbeni dichiara l’esistenza di ben 109 campi.
Luoghi dove finirono la maggior parte degli esuli fuggiti dall’occupazione titina, terrorizzati da persecuzioni e vessazioni.
Gli italiani che vivevano in quelle zone nella maggior parte dei casi era infoibata dopo lunghi o brevi periodi di prigionia.
Nel corso della serata il professore ha ricordato l’accoglienza riservata a molti di loro in Italia come il treno della vergogna di Bologna e a Genova altro episodio drammatico rivolto sempre agli esuli.
Annamaria Crasti si è soffermata sulla sofferenza patita dagli esuli che riconquistano la loro dignità attraverso l’impegno nello studio e nel lavoro.
Nel suo intervento ha parlato di Giuiano Koten esule da Fiume che ancora oggi vive nel quartiere dalmata di Novara, un uomo dalla storia incredibile. Vinse 16 medaglie d’oro e una decina di medaglie di bronzo alle paraolimpiadi per tiro all’arco e scherma.
Uno dei tanti esempi di esuli di cui la comunità istriana è stata ben rappresentata non solo da persone che sono diventate famose nel campo della letteratura, dell’economia, del giornalismo, dello sport, ma anche chi non è balzato alle cronache per i propri successi e ha saputo onorare le terre che hanno abbandonato portando nel cuore il ricordo di quei luoghi e degli affetti perduti.