L’argomento è di stringente attualità e lacerante serietà. E, proprio per questo, esige di essere discusso ad ampio spettro e senza pregiudizi.
La posizione assunta dalla presidenza della Cei in una nota rispetto al disegno di legge del parlamentare Alessandro Zan in materia di discriminazioni e violenza di genere è circostanziata e precisa. “La presidenza della Conferenza Episcopale Italiana – vi si legge- nel quadro della visione cristiana della persona umana, ribadisce il sostegno a ogni sforzo teso al riconoscimento dell’originalità di ogni essere umano e del primato della sua coscienza.
Tuttavia, una legge che intende combattere la discriminazione non può e non deve perseguire l’obiettivo con intolleranza, mettendo in questione la realtà della differenza tra uomo e donna.”
Sulla scorta di quest’asserzione, prosegue la Conferenza dei vescovi, “è necessario che un testo così importante cresca con il dialogo e non sia uno strumento che fornisca ambiguità interpretative”. Ribadendo la sua vicinanza “ai nostri fratelli e sorelle, alle nostre figlie e ai nostri figli che sappiamo esposti anche in questo tempo a discriminazioni e violenze”, la Cei aggiunge di desiderare, sulla scia del messaggio di papa Francesco, “ribadire che ogni persona, indipendentemente dal proprio orientamento sessuale, va rispettata nella sua dignità e accolta con rispetto, con la cura di evitare ogni marchio di ingiusta discriminazione e particolarmente ogni forma di aggressione e violenza”.
La Cei ferma la propria attenzione lungo le pieghe del comunicato anche sul “dovere di riaffermare serenamente la singolarità è l’unicità della famiglia costituita dall’unione dell’uomo e della donna”.
E afferma che, su questo versante, vi sono fari preziosi da cui lasciarsi sempre illuminare come “Sacra scrittura, scienze umane, e vita concreta di ogni persona” per “discernere sempre meglio la volontà di Dio”.
La Conferenza presieduta da monsignor Gualtiero Bassetti si apre quindi la strada per giungere ad affermare il suo desiderio: “auspichiamo che si possa sviluppare nelle sedi proprie un dialogo aperto e non pregiudiziale in cui anche la voce dei cattolici italiani possa contribuire alla edificazione di una società più giusta e solidale”.