L’ umiltà per affrontare le sfide future della Chiesa

Tutto ruota intorno a una parola chiave: umiltà. Papa Francesco l’ha individuata come modo di porsi e operare con cui la Chiesa è chiamata ad affrontare le sfide che l’attendono.

L’occasione per affermare il concetto gli è stata offerta dal discorso tenuto dinanzi ai membri del collegio cardinalizio e dell Curia Romana. Nell’umiltà, ha sottolineato il Santo Padre, “è custodita la lezione del Natale, perchè essa rappresenta la grande condizione della fede, della vita spirituale, della santità”.

Papa Francesco ha sottolineato come “Cristo è venuto nel mondo attraverso questa via e ci ha mostrato una meta che non si raggiunge con la forza della volontà, ma attraverso la partecipazione, la comunione fraterna e lo spirito missionario”.

Papa Francesco prosegue calando il concetto in varie problematiche concrete: “la Chiesa italiana – dice – sta oggi percorrendo la strada della sinodalità in un momento storico che è avvolto dalle tenebre della pandemia, eppure, all’orizzonte, c’è la grande luce del Natale che riscalda, ispira e rischiara il percorso, un Bambino che si dona e che, con il suo atto d’amore, diventa criterio con cui rileggere gli avvenimenti”. Natale, tempo di tracciamento di bilanci ma anche per accendere in modo particolare i riflettori su “rapporti con i proprii familiari, con gli amici, con i colleghi e con quanti abitano le nostre giornate”. La seconda sottolineatura concerne quanti stanno mostrando insufficiente attenzione al permanere dell’emergenza pandemica.

“Il Censis- spiega ancora – nel suo ultimo rapporto parla di un’Italia irrazionale nella quale, per alcuni milioni di italiani che pretendono di decifrare il senso occulto della realtà, il Covid addirittura non esiste e il vaccino è inutile, in nome di un diritto soggettivo di scegliere per la propria vita in totale autonomia, molte persone finiscono per dimenticarsi dei fragili, degli anziani e dei poveri, rompendo, in questo modo, i legami alla base della solidarietà umana”.

Parole forti a cui il Santo Padre aggiunge la necessità di accostarsi con umiltà nell’affronto della pandemia “nel giudizio, nei rapporti interpersonali, nell’amore verso il prossimo”. Non mancano, poi, da parte sua, parole di preoccupazione verso le morti sul lavoro che permangono numerose e per il dramma dei migranti morti perchè cercavano di raggiungere il paese in cerca di una vita migliore e di una nuova speranza . “Non possiamo – aggiunge – e non dobbiamo abituarci allo stillicidio, praticamente quotidiano, di morti sul lavoro e alle tragedie immani che continuano a compiersi, nell’inerzia copevole della comunità internazionale, tra coloro che sono costretti a lasciare la loro terra per sfuggire alle violenze e alla fame, il loro dramma ricorda che anche quest’anno il mondo è stato segnato da tensioni e guerre e che alla maggioranza dell’umanità è ancora precluso il diritto a una vita libera e dignitosa”.

Un tema che certamente sarà al centro dell’attenzione, ricorda la Cei, dell’incontro dal titolo “Mediterraneo , frontiera di pace” in programma dal 23 al 27 febbraio 2022 a Firenze. Papa Francesco esprime poi la propria vicinanza con la preghiera alle vittime dei varii fatti di cronaca che, nel corso del 2021, hanno caratterizzato il paese. “voglio qui ricordare in particolare , unendo il Nord e il Sud d’Italia – ha detto – i tragici fatti del Mottarone e quelli recentissimi di Ravanusa, a fronte di qusto quadro a tinte fosche, non bisogna cedere alla tentazione della rassegnazione come nei giorni scorsi ci ha raccomandato il presidente Mattarella”. E proprio per quest’ultimo ha avuto parole di grande affetto ringraziandolo “per la testimonianza che ha reso al paese nel corso di questi sette anni”.

E ha aggiunto che “in lui possono riconoscersi tutti gli Italiani, e sono la stragrande maggioranza, che anche quest’anno hanno dato prova di responsabilità e solidarietà , di impegno rigoroso e fratellanza operosa soprattutto con le persone più bisognose”. Il Santo Padre, accanto all’elemento dell’umiltà, ha posto quello della speranza. Che, ha spiegato, “non è la realizzazione di un desiderio, quanto di una sorpresa, un evento che accade e sblocca una situazione che sembra irrisolvibile, come i magi e i pastori che si presentano a riverire un piccolo bambino adagiato in una mangiatoia”.

L’invito rivolto dal Sommo pontefice alla Chiesa è quindi di provare “a stupirci reciprocamente, a entusiasmarci l’un l’altro con la sorpresa dell’amore, nel buio delle paure e dei rapporti per interesse abbiamo la possibilità di portare un po’ di carità”. Nella consapevolezza, conclude, che “il Signore che viene si lascia accogliere da chi ha ha occhi per stupire i fratelli con l’amore”. E se, dice, “la contemplazione della scena della mangiatoia ci indurrà a diventare portatori di speranza agli altri, allora vorrà dire che l’avvento è stato un cammi

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