Dall’8 gennaio, presso la sede dell’Associazione Culturale Bianca Pilat Pietro Finelli a Milano in via Ollearo 3, aprirà al pubblico la mostra Orologi Smarriti, una raccolta di 10 opere dal 1985 al 1989. Questa mostra nasce da una storia curiosa che ha origini nel 1989, quando Pietro Finelli presentò alla Trabia – MacAfee gallery di New York la mostra Lost Watches.
Dopo la mostra, recensita anche su Artforum, Arts Magazine, Splash, New Art International, Art News Magazine, le opere spariscono (la galleria nel frattempo chiude). Appaiono dopo un po’ di tempo, recuperate (una parte delle opere) in una mostra personale allestita da Bianca Pilat Contemporary Art a Chicago nel 1999, esattamente dieci anni esatti dopo la mostra a New York, dopodiché spariscono per sempre. Finelli qualche anno fa riceve una telefonata dalla Pilat, che è riuscita a recuperare alcune opere e lo contatta per la restituzione.
Su idea e sollecitazione di Bianca Pilat, si decide di fare questa mostra, con opere realizzate da Finelli fra il 1985 e il 1989, inserendo le opere rimaste di quella mostra americana. Il titolo attuale, che omaggia quello della mostra omonima newyorchese di Finelli, sembra prefigurare questa sparizione, questo vuoto e assenza nel tempo e nello spazio delle opere, se non nella memoria come ricordo e nella documentazione rimasta.
La mostra Orologi smarriti nasce da questa assenza/presenza, integrata da opere realizzate da Finelli tra il 1985 e il 1989, testimonianza di qualcosa che è avvenuto, ma di cui non è rimasta pressoché traccia, se non in quei quattro disegni presenti.
Nel tentativo di circoscrivere un mondo che costantemente si espande al di fuori dei limiti nei quali egli vuole contenerlo, Finelli ha intrapreso un progetto che non può finire, ma come ha scritto Stephen Westfall, può solo avvicinarsi a una conclusione.