“Con grande determinazione e capacità, superando tutti i problemi si è realizzato qualcosa di eccellente per la città di Varese, un luogo di arte, di cultura, di serenità: Marcello e Teresa Morandini hanno scelto il sito migliore all’interno della città”.
Così il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana, riaffermando le espressioni di altri intervenuti, ha commentato l’evento di inaugurazione ufficiale della Fondazione Marcello Morandini, intervenendo con altre autorità nella mattinata di sabato 4 settembre 2021.
A determinare l’assoluta importanza della nuova istituzione all’interno della città , col taglio del nastro della sua attività, è stata infatti la presenza, oltre che di Fontana, del sindaco Davide Galimberti, del presidente della Fondazione Cariplo Giovanni Fosti,di Marco Meneguzzo, critico d’arte, docente presso l’Accademia di Brera e curatore del catalogo ragionato delle opere di Morandini, dell’architetto Giovanni Tagliabue, responsabile e coordinatore degli interventi di radicale ristrutturazione della villa della famiglia Zanotti, ceduta nel 2016 per diventare sede della Fondazione Marcello Morandini, in via Francesco del Cairo 41.
“Questo – ha affermato Nicoletta Romano, giornalista e presidente dell’Associazione Liberi Artisti Varesini – è un luogo che respira arte, bellezza, diffonde un profumo di cultura, la cultura può influenzare tantissimo, può influenzare l’estetica e il modo di vivere, basta infatti pensare alla ristrutturata strada di via Del Cairo progettata dal maestro, un magnifico trait-d’union tra la città storica e la sede della Fondazione: cambia la visione della città ma può anche cambiarne la cultura, e gli abitanti possono trovare quell’orgoglio del senso di appartenenza che sovente manca a Varese”.
Il progetto della nuova via Del Cairo – ha sostenuto il sindaco Galimberti – prevede una comoda pedonalizzazione verso le vie centrali consentendo alle persone di vivere questi luoghi e il cuore della città.
L’eco della nuova importante presenza in Varese del polo culturale è ormai arrivata anche in altre città: a Milano – segnala Alessandra Ferraris, responsabile stampa della Fondazione – 220 cartelloniannunciano la nascita a Varese della Fondazione Marcello Morandini.
Ma come è nata la Fondazione e chi ha pensato a tale progetto? “La Fondazione è stata resa possibile da una donazione iniziale di due miei collezionisti americani – dice il maestro Morandini. Essa è nata con il loro contributo base di 3 milioni: è stata una nostra grande preoccupazione ma è stato anche un soddisfare un mio grande desiderio: vorrei che quello che si fa sia un tutt’uno col mio modo di pensare e con quello che sarà esposto di mio”.
“Tramite loro e mia moglie Teresa che ha reperito questa villa, abbiamo trovato questo spazio. E’ stato tutto restaurato con l’aiuto di un architetto di Como, Corrado Tagliabue. Non tutto è finito, dobbiamo ancora fare l’ascensore esterno, che ho disegnato, sarà una scultura in vetro, dalla quale si accederà dall’interno e verrà fatta in primavera circa; sarà una struttura che coordinerà bene l’idea di integrazione tra le cose geometriche e la storia di questa villa, che abbiamo voluto rispettare nei vari piani.
La famiglia Zanotti, che ci ha venduto la villa, ha riconosciuto il valore culturale ed artistico di quello che volevamo fare, di fronte al loro timore iniziale che venissero costituiti degli appartamenti”.
L’architetto Tagliabue, incaricato della ristrutturazione è riuscito ad entrare in punto di piedi in questa dimora, ha dialogato con il genius loci con delicatezza, con eleganza: le opere di Marcello ivi installate risultano così in perfetta armonia e sembrerebbero che abbiano sempre abitato in questa casa.
In definitiva, il progetto di Morandini ha regalato alla città un’opera straordinaria attraverso una collaborazione molto ampia, sia da parte di privati collezionisti, sia per l’intervento di istituzioni, come la Fondazione Cariplo, la Regione Lombardia, le Istituzioni locali e il Comune, Università. “Ho potuto realizzare – dichiara l’artista – il terzo piano, totalmente, e parte del giardino, per merito della Fondazione Cariplo”, il cui presidente, Giovanni Fosti, ha espresso a sua volta gratitudine poiché la Fondazione medesima è stata messa “nella situazione di creare valore per il territorio che merita”, avendo essa ”il compito di amministrare delle risorse che sono delle risorse per la comunità e devono creare valore per le comunità”, nella “convinzione che una delle cose da cui non avremmo potuto arretrare è la cultura”.
Nel Cda e nel Comitato scientifico della Fondazione, ente privato senza scopo di lucro, sono presenti anche l’Accademia di Brera di Milano, la Triennale di Milano, l’Università dell’Insubria di Varese, il Teatro Architettura di Mendrisio.
Il taglio del nastro, l’inaugurazione della Fondazione Marcello Morandini sono state occasione di dialogo tra gli intervenuti. All’affermazione “Questa città, che adesso può anche avvalersi di qualcosa di grandioso, perché adesso Varese viene proiettata a livello internazionale” si è affiancata l’osservazione di Marco Meneguzzo: “L’impresa è stata fatta…, no, l’impresa è appena cominciata…, il posto non basta, ci vuole la vita nel posto…; il compito vostro non quello di aspettare, vedere cosa ci fa vedere Morandini alla Fondazione, ma è entrare nello spirito, fare una specie di rete, la rete della cultura, che è qualcosa di transnazionale, non ci sono confini…”.
Osservazione ripresa dall’arch. Tagliabue: “Le attività che andremo a fare… vanno dalle attività didattiche dei bambini fino alle relazioni con l’Insubria, con la Triennale, con l’Accademia di Mendrisio, insomma un elemento, un collettore che dovrà unire questi saperi, che sono comunque legati a un principio, è un progetto corale…”.
Com’è strutturato l’edificio della Fondazione?
E’ lo stesso Morandini che ce lo illustra: “sono tre i livelli finora finiti: il seminterrato, che chiamo primo livello, sarà dedicato a mostre internazionali: inizieremo questo programma da fine marzo prossimo. Attualmente
c’è lo spazio per conferenze e piccole presentazioni, oltre all’esposizione di mie sculture e disegni eseguiti in vari anni. Al primo piano (cioè il secondo livello) c’è uno spazio di accoglienza di opere più ampio, mentre al terzo piano c’è lo spazio dove sono collocate le mie opere acquisite (riacquistate, circa una ventina), opere cha hanno più ragione di avere un percorso in quanto opere storiche (anni ’60)”. C’è inoltre una saletta che verrà dedicata allo shopping, finché non verrà restaurato il rustico esterno: in questa stanza ci sono attualmente le opere che Morandini ha disegnato e che ha dato alla Fondazione e questa ha fatto realizzare: tutto il ricavato va alla Fondazione per finanziare i lavori rimanenti ma anche per finanziare le attività di didattica e le altre in programma.
Nella saletta ci sono le foto della famiglia Zanotti, della costruzione della villa; è disponibile inoltre il libro “La casa racconta”, scritto da Marta Morotti su richiesta di Teresa Morandini: è un ‘archivio romanzato’ che parte dalla costruzione della villa fino a oggi; l’autrice sta già iniziando il secondo volume dove racconterà tutti i cinque anni, dal 2016, quando è stata acquistata la villa, fino all’inaugurazione del 4 settembre 2021, archivio ancora romanzato per raccontare la nascita di questa avventura della Fondazione Morandini.
Teresa Morandini, colta dall’entusiasmo, non dimentica di riferire circa la “Sala da the che faremo nella veranda”: ”in questa villa stupenda le tue opere si integreranno con l’antico… dove la gente possa venire, prendere un the o un caffe e un pezzo di torta, o per leggere il giornale e godere delle opere esposte”: parola di Karl, uno degli amici grandi collezionisti americani.
Ma cosa rappresentano le sculture e le opere di design di Marcello? Ce lo rivela lui stesso. “Ogni tanto vedete le sculture che sono lo studio delle cose più elementari del mondo della geometria, che colloquiano tra di loro passando da una forma all’altra e spiegandoci i movimenti della geometria, progressioni, rotazioni, spirali, tutti elementi che concorrono ad analizzare bene l’interno del mondo della geometria, di approfittarne, di crearne sempre nuove immagini; per ognuna io faccio una cosa nuova, sono ricorrenti nei temi ma le immagini sono sempre diverse”.
Inoltre: “Anche un grafico può fare moltissimo, descrivendo il mondo della geometria, il mondo della “forma”, del modo di abitare la forma successivamente: mi sono sempre più interessato a questi tre aspetti: prima la forma come scoperta, come interesse grafico; secondo, la forma come utilizzo e come funzione, e terzo, in Germania, Svizzera, Singapore, Kuala Lumpur, ho lavorato nel mondo dell’architettura e l’ho fatto imparando anche dal mondo della grafica.
Gli chiediamo: c’è qualcosa di più profondo, quasi di filosofico, in questo concetto di “forma”? Sempre disponibile, sempre cordiale, Marcello ci spiega il suo pensiero: “E’ quello che uno nella propria formazione culturale interna che traduce nella filosofia o nei drammi o nei ‘perché’; la filosofia è un modo di vivere, di essere, e ognuno di noi è diverso dall’altro, vive questa filosofia a volte con drammi, a volte con formazioni culturali, a volte con scoperte; io credo che ognuno di noi ogni cosa della cultura che abbiamo la segua, la percepisca in maniera diversa; non c’è un pensiero che non sia positivo o nello stesso tempo criticabile, e anche nel mondo della didattica questo concetto io credo che sia importante, imparare uno dall’altro, vedere che tra il bianco e il nero c’è anche il grigio, però il grigio è sempre una derivazione dal bianco e dal nero, poi c’è la vita, la vita è colore, noi stessi siamo colore e se non ci fosse il colore non vivremmo; però una base per la nostra filosofia, la nostra anima è quella dei due elementi e da questi due elementi si impara moltissimo.
La dicotomia è percepita da tutti ma da tutti vissuta in modo diverso. Non si può codificate tutto uguale per tutti, e quello che si impara deve essere vissuto con rispetto reciproco. La cosa migliore, così non si litiga mai”. Questo è il profilo umano di Marcello! E del profilo artistico, come artista di caratura internazionale, già sappiamo.