Storia postale dell’occupazione jugoslava della Venezia Giulia

Fonte https://www.anvgd.it/storia-postale-delloccupazione-jugoslava-della-venezia-giulia/

Può essere gratuitamente scaricata in formato Pdf dal sito dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia l’opera di Damir Novaković Francobolli e storia postale di Trieste, Pola, Fiume, l’Istria e il Litorale sloveno sotto l’amministrazione militare jugoslava 1945-1947 (Anvgd, Roma-Trieste 2022).traduzione italiana, con il permesso dell’autore detentore dei diritti, del volume Stamps and Postal History of Trieste, Pola, Fiume, Istria and Slovene Littoral under Yugoslav Military Administration 1945-1947 (Londra 2009):

Pubblichiamo di seguito la Premessa all’edizione italiana di Renzo Codarin, Presidente nazionale dell’Anvgd.

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Il primo maggio 1945 le truppe partigiane del IX Korpus dell’Esercito Popolare di Liberazione della Jugoslavia capeggiato dal Maresciallo Josip Broz “Tito” esautorarono i vertici del Comitato di Liberazione Nazionale di Trieste che il giorno prima aveva scatenato l’insurrezione cittadina costringendo i tedeschi ad arroccarsi in alcuni punti strategici del centro in attesa di arrendersi ad un esercito regolare. Uno dei primi provvedimenti che il comando partigiano jugoslavo prese fu quello di spostare gli orologi sul fuso orario di Belgrado, onde rappresentare che per quelle terre annesse all’Italia al termine della Prima guerra mondiale il destino era l’integrazione nella nascente Jugoslavia comunista.

La successiva epurazione politica avrebbe portato all’arresto, alla deportazione, alla tortura ovvero all’eliminazione non solo di ex fascisti o collaborazionisti dei nazisti, ma anche di personaggi carismatici della comunità italiana e di persone che per il loro ruolo rappresentavano lo Stato italiano, uno Stato che doveva sparire. Analogamente sparivano simboli dell’italianità (i bronzi del monumento a Sauro a Capodistria), si sparava su chi sventolava il Tricolore (i caduti del 5 maggio 1945 a Trieste) e grazie a quest’opera veniamo a conoscenza di come l’annessionismo jugoslavo si sia manifestato in ambito postale. Le forze comuniste di occupazione intendevano, infatti, regolamentare ogni ambito della vita civile, secondo il modello rivoluzionario bolscevico, a costo di sovrastampare con le proprie tariffe e sigle i francobolli residui della Repubblica Sociale Italiana rinvenuti negli uffici postali in attesa di poter diffondere i propri.

L’emissione di tali nuovi francobolli da parte delle autorità del regime jugoslavo si fece sistematica dopo l’accordo di Belgrado che determinò la Linea Morgan in base alla quale il 12 giugno 1945 Trieste, Gorizia, Pola ed una manciata di Comuni dell’entroterra giuliano andavano a costituire la Zona A sotto amministrazione militare angloamericana. In attesa della definizione in sede di conferenza di pace di un nuovo confine internazionalmente riconosciuto, il resto della Venezia Giulia e Fiume ricadevano nella Zona B sotto amministrazione militare jugoslava, mentre Zara veniva ormai considerata annessa alla Jugoslavia. In base alle leggi di guerra tuttavia la sovranità italiana su queste province persisteva, trattandosi di una semplice sovrapposizione amministrativa da parte di autorità militari che avrebbero dovuto mantenere l’ordine pubblico, garantire l’ordinaria  amministrazione ed il ritorno alla vita normale per i civili. I gerarchi di Tito non si attennero a quelle che erano le
disposizioni militari consuetudinarie ed avviarono un percorso annessionista sempre più evidente, fino all’introduzione di una nuova valuta, la Jugolira, facilmente falsificabile e con un potere d’acquisto che tendeva a svalutarsi di giorno in giorno: le immediate manifestazioni di protesta furono represse con morti e feriti.

Nelle pagine che seguono gli amanti della filatelia troveranno curiosità, approfondimenti e valutazioni destinati agli addetti ai lavori; gli storici ed i lettori interessati alla complessa vicenda del confine orientale italiano troveranno, invece, ulteriori dimostrazioni di quanto fosse intensa la smania conquistatrice jugoslava e di come, ben prima che il diktat di Parigi del 10 febbraio 1947 imponesse all’Italia pesanti mutilazioni territoriali, l’annessione di fatto alla Jugoslavia titoista si fosse manifestata in tutti gli ambiti. Anche un francobollo poteva rappresentare il “Potere popolare”, veicolare immagini di propaganda e ribadire che lo Stato italiano non sarebbe più tornato in Istria.

Renzo CodarinPresidente dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia 

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