Il Lago Maggiore soffre, il fiume Po è in secca come d’estate e l’agricoltura guarda con preoccupazione a un meteo che volge al bello stabile anche per i prossimi giorni. Le percentuali di riempimento del Lago Maggiore è di circa il 22% addirittura il 18% per quello di Como. E’ quanto emerge dal monitoraggio della Coldiretti Lombardia dal quale si evidenzia che il livello idrometrico del fiume Po al Ponte della Becca (Pavia) è sceso a -3 metri, più basso che a Ferragosto ed è rappresentativo della situazione di sofferenza in cui versano tutti i principali corsi d’acqua al Nord.
Sono gli effetti – sottolinea Coldiretti Varese – dell’assenza di precipitazioni invernali significative che perdura ormai da settimane e che fa aumentare la preoccupazione per il totale delle riserve idriche stoccate nei grandi laghi, negli invasi artificiali e sottoforma di neve che in Lombardia è inferiore del 51% rispetto alla media del periodo 2006-2020 come emerge da un’analisi della Coldiretti regionale sull’ultimo bollettino ARPA Lombardia.
Dal Lago Maggiore e dal Ticino dipende l’irrigazione di alcune aree colturali a sud della provincia di Varese, ma le acque raggiungono anche l’Alto Milanese e il vicino Piemonte, dove vengono utilizzate tra l’altro per la sommersione delle risaie: ed è proprio la zona meridionale del Varesotto che teme ripercussioni sulle colture, nel caso la situazione dovesse perdurare nelle prossime settimane.
Nel Varesotto, il persistere della situazione andrebbe infatti a pregiudicare la ripresa primaverile dei cereali autunno vernini (triticale, frumento, orzo ecc.) e degli erbai. Anche i prati stabili stanno già manifestando sofferenza (ingiallimenti diffusi) per la mancanza di acqua.
“Nei momenti di maggiore siccità è impensabile che l’agricoltura possa appellarsi e dipendere solo dai nostri laghi” commenta Fernando Fiori, presidente di Coldiretti Varese: “E’ necessario pensare a nuovi invasi, magari con il recupero di cave dismesse. Da ciò ne trarrebbero giovamento sia l’agricoltura che il fronte di produzione energetica”.
Di certo l’assenza di piogge mette a rischio le coltivazioni che avranno bisogno di acqua per crescere al risveglio vegetativo favorito da un inverno mite. La siccità – rileva la Coldiretti – è diventata la calamità più rilevante per l’agricoltura italiana con danni stimati in media in un miliardo di euro all’anno soprattutto per le quantità e la qualità dei raccolti. I cambiamenti climatici hanno modificato soprattutto la distribuzione sia stagionale che geografica delle precipitazioni anche se l’Italia – sottolinea la Coldiretti – resta un Paese piovoso con circa 300 miliardi di metri cubi d’acqua che cadono annualmente dei quali purtroppo appena l’11% viene trattenuto.
Per risparmiare l’acqua, aumentare la capacità di irrigazione e incrementare la disponibilità di cibo per le famiglie è stato elaborato e proposto insieme ad Anbi un progetto concreto immediatamente cantierabile nel PNRR.
Un intervento strutturale reso necessario dai cambiamenti climatici caratterizzati dall’alternarsi di precipitazioni violente a lunghi periodi di assenza di acqua, lungo tutto il territorio nazionale. Il progetto – conclude la Coldiretti – prevede la realizzazione di una rete di piccoli invasi con basso impatto paesaggistico e diffusi sul territorio, privilegiando il completamento e il recupero di strutture già presenti, progettualità già avviata e da avviarsi con procedure autorizzative non complesse, in modo da instradare velocemente il progetto e ottimizzare i risultati finali. L’idea è di “costruire” senza uso di cemento per ridurre l’impatto l’ambientale laghetti in equilibrio con i territori, che conservano l’acqua per distribuirla in modo razionale ai cittadini, all’industria e all’agricoltura, con una ricaduta importante sull’ambiente e sull’occupazione.