“Ci apprestiamo ad affrontare un altro periodo durissimo, oggi più che mai occorre intervenire a supporto delle imprese e avere uno spirito unitario a difesa delle produzioni locali e del made in Italy in generale”. Non nasconde le sue preoccupazioni il presidente interprovinciale di Coldiretti Varese, Fernando Fiori: i contraccolpi per il comparto agroalimentare sono stati pesanti già dopo le prime limitazioni per arginare la nuova ondata della pandemia: e ora il quadro è destinato ad inasprirsi ulteriormente dopo le disposizioni disposte dal nuovo dpcm che entreranno in vigore domani.
“Il decreto “Ristoro” varato dal governo per risarcire i mancati incassi prevede indennizzi a fondo perduto con un meccanismo ancora in fase di messa a punto, ma che sarà gestito dall’Agenzia delle Entrate, e che si spera possa ricomprendere un contributo anche per le altre aziende agricole in difficoltà, come ad esempio le cantine vinicole, a causa della chiusura dei canali horeca”.
Già nelle settimane precedenti, la chiusura anticipata alle ore 18 dei locali di ristorazione ha penalizzando pesantemente il settore agricolo del Varesotto. Per di più, le sole vendite di cibi e bevande nel settore della ristorazione nel corso dell’anno hanno registrato perdite pesanti, con un impatto drammatico a valanga sull’intera filiera, dai tavoli dei locali fino alle aziende agricole e alimentari, come pure confermano i dati Ismea sulle pesanti conseguenze dell’emergenza Covid.
Il crack della ristorazione con il crollo delle attività di bar, gelaterie, pasticcerie, trattorie, ristoranti, vinerie, pub e pizzerie – senza dimenticare il comparto agrituristico – ha un effetto negativo sull’intero agroalimentare nazionale, con una perdita di fatturato di oltre 9,6 miliardi per le mancate vendite di cibo e bevande nel 2020.
Un drastico crollo dell’attività che – sottolinea Coldiretti Varese – pesa anche sulla vendita di molti prodotti agroalimentari identitari del nostro comprensorio, dal vino ai formaggi, ma anche su carne e salumi di alta qualità che trovano nel consumo fuori casa un importante mercato di sbocco.
L’emergenza va a penalizzare anche gli agriturismi della provincia prealpina, che già hanno dovuto fronteggiare un crollo pesante negli arrivi dall’estero a inizio stagione (con cali negli arrivi che, alla riapertura di giugno, toccavano il 90%). Un comparto che può contare, secondo “Campagna Amica”, su 24 mila realtà diffuse lungo tutta la Penisola spesso situate in zone isolate in strutture familiari con un numero contenuto di posti letto e a tavola e con ampi spazi all’aperto.
Va ricordato anche il comparto florovivaistico, che teme il ripetersi della crisi di inizio primavera, con gli imprenditori costretti a buttare i fiori all’interno dei vivai per il blocco che ha investito il settore nel pieno delle fioriture: “Uno scenario che ha impattato in modo gravissimo e che va assolutamente scongiurato per il futuro”.
“Le limitazioni alle attività di impresa – conclude il presidente Fiori – devono, dunque, prevedere un adeguato sostegno economico lungo tutta la filiera e misure come il taglio del costo del lavoro con la decontribuzione protratta anche per le prossime scadenze, superando il limite degli aiuti di Stato. Gli interventi a fondo perduto devono essere rapidi per agriturismi e ristoranti in modo da incentivare l’acquisto di prodotti alimentari Made in Varese”.