“La bella morte. Gli uomini e le donne che scelsero la Repubblica Sociale Italiana” è il nuovo libro del professore Gianni Oliva. Il libro è stato presentato all’incontro settimanale dell’Anvgd Comitato di Milano, giovedì 9 Dicembre alle ore 18.00
Pubblichiamo un resoconto dell’incontro a cura di Claudio Fragiacomo, che ringraziamo per la gentile concessione.
di Claudio Fragiacomo «Il dilemma che mi si pone è il seguente: è possibile rendere in questo sunto la forza narrativa dell’autore, che interpreta i fatti basandosi sulla psicologia dei personaggi e delle masse e che privilegia l’animo umano, oppure bisogna limitarsi a riportare le notizie che il relatore Gianni Oliva dispensa, creando quasi una specie di indice degli argomenti trattati? Credo bisogna limitarsi alla seconda alternativa. Alcune precisazioni fornite dal relatore: “A cercare la bella morte” è la frase alla quale l’autore si è ispirato. Essa è stata coniata da D’Annunzio e successivamente usata dai volontari della RSI. Il libro racconta da una parte la storia della RSI, dall’altra le motivazioni dei suoi protagonisti.
Sulla parte che riguarda la storia della RSI, i giudizi storici sono ormai consolidati. Uno dei massimi studiosi del Fascismo, se non il più grande, Renzo de Felice, imputa proprio alla formazione della RSI lo scoppio della Guerra Civile.
Sulle motivazioni che hanno spinto migliaia di giovani ad abbracciare il partito della “restaurazione fascista repubblicana” l’autore si sofferma a lungo, elencando le ragioni di questa scelta e citando i giudizi anche di scrittori che hanno vissuto quell’esperienza.
Successivamente la vulgata antifascista ha identificato il Fascismo con questi repubblichini, dimenticando i “caporioni” che nel ventennio erano stati responsabili di tutte le decisioni politiche, e che dopo l’imprigionamento di Mussolini si erano eclissati nel mare magnum dell’anonimato.
L’autore tratta a lungo il condizionamento ideologico cui erano stati sottoposti tutti gli italiani durante il ventennio, non solo frutto di un totalitarismo esercitato con la violenza, ma giovandosi anche e soprattutto del controllo sull’istruzione e di quello sulla stampa.
Il balzo del numero di copie vendute, da ottantamila a due milioni, della Domenica del Corriere si spiega con il controllo esercitato dalla stampa sull’opinione pubblica. Vent’anni dopo, nel novembre del ’43, al congresso (primo e unico) del Partito Repubblicano Fascista, si registrano 70.000 iscritti, frutto di convinzioni che derivano sia dagli avvenimenti correnti che dall’indottrinamento fascista durato vent’anni. Le adesioni sono state molte di più verso la RSI che verso la resistenza partigiana, che contava a fine ’43 solo 15.000 componenti.
La storia della Repubblica sociale occupa la seconda parte della conferenza. La repubblica sociale è stata voluta da Hitler, mentre l’esercito tedesco avrebbe preferito l’occupazione dell’Italia. All’atto dell’arresto di Mussolini Hitler ha avuto la necessità di dimostrare ai tedeschi di essere ancora capace di azioni vincenti.
Si instaurò un governo debole, sottoposto al controllo germanico, ramificato in diversi luoghi dell’Italia settentrionale e, come tale, inefficiente. L’amministrazione militare controllò la vita italiana nei territori occupati: nel campo delle risorse l’antagonismo fra i diversi comandi, in particolare quello della manodopera e delle industrie, venne sfruttato da Vittorio Valletta, Amministratore Delegato Fiat, che si appoggiò e solidarizzò con il generale responsabile della produzione industriale e riuscì a salvare così gli impianti.
Con grande immediatezza Gianni Oliva ha descritto gli ultimi giorni del regime. Mussolini si era recato a Milano per trattare la resa. Fallite le trattative, si era ritirato a nord, a Como, scegliendo poi la statale Regina. Si era fatto accompagnare da una colonna di militari tedeschi, militari richiamati in servizio, non più giovani, della contraerea, desiderosi di arrivare quanto prima a casa, disposti anche (l’autore lo lascia intravvedere) a lasciar perdere Mussolini. I partigiani ebbero fortuna nello smascherare Mussolini e nell’evitare un conflitto con i tedeschi in fuga, che si sarebbe risolto a loro sfavore.
L’epilogo a Milano, con strazio dei cadaveri, alla presenza di una folla inferocita e nello stesso tempo curiosa, che vuole assistere alla fine del regime dell’ormai odiato (a questo punto) dittatore.»
Per riascoltare la conferenza: https://youtu.be/sXE_Dw_U8AI