di Annamaria Crasti Norma Cossetto (Visinada 17 Maggio 1920 – Antignana 5 Ottobre 1943) era una giovane studentessa italiana, che viveva nel Comune di Visignano, frequentava l’Università di Padova iscritta alla Facoltà di Lettere e Filosofia prossima alla tesi di laurea.
Apparteneva ad una famiglia di proprietari terrieri che contribuirono allo sviluppo della cittadina. Il padre divenne Podestà di Visinada ed esponente del Partito Nazionale Fascista.
Dall’8 Settembre 1943, dopo l’annuncio dell’armistizio del maresciallo Badoglio, in Istria nasce la prima ondata di pulizia etnica da parte dei partigiani comunisti di Tito, che cominciarono a rastrellare nelle case gli italiani per gettarli nelle Foibe.
Il 5 Ottobre 1943, anche Norma Cossetto, viene prelevata dalle milizie titine e uccisa barbaramente dai partigiani comunisti jugoslavi e gettata viva in foiba nei pressi di Villa Surani.
Norma è il simbolo delle donne istriane, che sopportarono drammi e sofferenze negli anni dal 1943 al 1945 in Istria. Colpevoli di essere figlie, madri, sorelle, mogli di persone che per il regime di Tito erano ritenuti da condannare.
Sono circa ottocento le persone uccise tra l’otto Settembre e fine Ottobre 1943 dai partigiani titini, che non fecero distinzioni di ceto, sesso ed età.
La stessa sorte toccò alla città di Zara nel momento in cui i tedeschi abbandonarono la città, così come, accadrà dopo il 25 Aprile 1945 in tutta la Venezia Giulia comprese Trieste e Gorizia.
Non importava se eri un medico, un pescatore, un insegnante, un contadino, un vecchio irredentista, un fascista. Si era aperta la caccia all’italiano, fascista e non.
Norma, si trova a Parenzo, dove viene prelevata da casa (portada via come si usa dire in dialetto istriano), arrestata insieme a parenti, amici e conoscenti di famiglia. Incarcerata, consigliata di collaborare con il Movimento Popolare di Liberazione, di rinnegare il fascismo, convincendola che ciò le avrebbe dato il lascia passare per la salvezza.
Tutti furono tradotti nella ex Caserma della Guardia di Finanza di Parenzo per poi essere trasportati con un autocarro nella scuola di Antignana trasformata in una prigione. Il suo rifiuto è deciso, viene torturata ed infoibata ancora viva.
A raccontare la straziante storia è l’esule istriana Annamaria Crasti che descrive a sue parole i dramma della giovane istriana «Da donna, non posso non provare gli stessi sentimenti da lei provati. L’iniziale vergogna per quello che le stavano facendo, il pudore cancellato. L’orrore, la ripugnanza i suoi aguzzini erano ubriachi. Il terrore.
Lo smarrimento, l’incredulità. Sentirsi addosso quelle mani bramose che già avevano ucciso; quegli aliti puzzolenti. E tremare, e urlare, e invocare la mamma, e supplicare per una goccia d’acqua…e nessuno che ti può aiutare».
Gli aguzzini della giovane studentessa sono 17, «belve inferocite e senza pietà» così le descrive Annamaria Crasti, e aggiunge «Fino a quando è stata in sé, fino allo stremo delle forze, fino a perdere i sensi e, finalmente, non sentire e non capire più nulla.
Il suo martirio è continuato il giorno dopo, sull’orlo della foiba di Villa Surani. Hanno ancora infierito su quel povero corpo tormentato. Le hanno pugnalato i seni, le mani legate dal fil di ferro. E, poi, giù, viva».
A recuperare il corpo della giovane sono i Vigili del Fuoco di Pola, precettati dai tedeschi, al comando del Maresciallo Arnaldo Hazarich di Pola, fu trovata «seminuda, con la schiena appoggiata ad uno sperone della cavità, con gli occhi aperti a guardare in su. A cercare quel cielo che tanto amava» afferma Annamaria.
Il corpo di Norma, recuperato viene ricomposto su quello stesso tavolaccio di legno su cui l’avevano torturata, i 17 aguzzini. Di questi, 7 furono rastrellati dai tedeschi, che occupavano l’Istria, e fatti prigionieri. Vennero messi a vegliare il corpo della giovane studentessa che avevano straziato. Tanto coraggiosi nell’oltraggio, tanto vigliacchi di fronte a quel corpo. La mattina dopo furono fucilati dai tedeschi.
Le sue spoglie , oggi, riposano nella tomba di famiglia a Santa Domenica di Visinada, piccolissimo paese vicino a Parenzo. Qualche anno fa, in occasione dell’anniversario dell’uccisione di Norma, la sorella Licia, ormai molto anziana, mentre si recava sulla tomba della sorella, è mancata, nello stesso 5 Ottobre.
All’università di Padova alla Facoltà di Lettere che frequentava c’è una lapide che la ricorda, negli anni a seguire il suo nome è stato accostato a quello di giovani partigiani morti per la Patria. Anni dopo, le è stata conferita la Laurea Honoris causa, all’Università di Padova e nel 2005 le è stata conferita la medaglia d’oro al Valore Civile.