di Lorenzo Salimbeni
Salvatore Palermo e Livio Dorigo erano ragazzini a Pola il 18 agosto 1946. La sorte della città era ancora in sospeso tra Italia e Jugoslavia nell’attesa delle decisioni definitive della Conferenza di Pace: formalmente apparteneva ancora all’Italia, che aveva da poco scelto di essere Repubblica, pur avendo estromesso dal voto giuliani, fiumani e zaratini, ma l’amministrazione militare era affidata alle autorità anglo-americane. Era domenica ed era stata organizzata la Coppa Scaroni dalla società nautica Pietas Julia, fucina del patriottismo locale dai tempi della dominazione asburgica con il nome che richiamava le origini romane del capoluogo istriano. La manifestazione sportiva si svolgeva sulla spiaggia di Vergarolla ed aveva richiamato centinaia di polesani, famiglie intere con bambini e nonni al seguito. Poco distante c’era un mucchio di mine disinnescate, su cui i bambini giocavano e la gente ci si appoggiava senza timore alcuno.
Alle ore 14:10 un boato squarcio la calura estiva, Salvatore e Livio andarono a guardare nella direzione da cui era giunto quel botto e videro una colonna nero di fumo provenire da Vergarolla. Almeno un centinaio i morti, ancor di più i feriti, i più gravi dei quali il dottor Geppino Micheletti si adoperò per salvare. Il medico triestino operò ininterrottamente per quasi 24 ore, pur avendo nel cuore la terribile notizia che tra i tantissimi bambini morti nell’esplosione di quel deposito di mine c’erano anche i suoi due figli, Renzo e Carlo. 64 salme furono ricomposte ed identificate, le altre vittime erano state letteralmente polverizzate.
Nei mesi seguenti si sarebbe ufficialmente saputo che Pola e tutta l’Istria, nonchè Fiume e Zara, sarebbero state annesse alla Jugoslavia comunista, la principale indiziata come mandante della strage di Vergarolla: di fronte a tale prospettiva quasi tutti gli abitanti del capoluogo istriano scelsero l’esilio. Tra quei 30.000 polesani sparpagliati in Italia e nel mondo c’erano anche le famiglie di Salvatore e di Livio, che si sarebbero poi attivati nell’associazionismo della diaspora adriatica, nel Libero Comune di Pola in Esilio l’uno e nell’Associazione culturale istro-veneta Istria l’altro.
Oggi Salvatore Palermo e Livio Dorigo erano di nuovo a Pola per commemorare la prima e più sanguinosa strage nella storia dell’Italia repubblicana. Vergarolla rientra nel demanio militare croato ed è perciò inaccessibile, ma l’impegno di Graziella Cazzaniga, Presidente dell’Associazione Italiani di Pola e dell’Istria – Libero Comune di Pola in Esilio, ha fatto sì che un’imbarcazione con un centinaio di persone a bordo potesse solcare le acque davanti alla spiaggia e gettare una corona d’alloro in memoria di quei morti. Sono stati proprio Palermo e Dorigo, emozionati e commossi, a lanciare in quelle acque che 77 anni fa si tinsero di sangue la corona che recava un nastro su cui era scritto: “La Città e gli Esuli RICORDANO il 1946”
«Questa nostra cerimonia si è svolta con il pieno coinvolgimento dell’amministrazione comunale di Pola – spiega con giustificato orgoglio la Presidente Cazzaniga – tanto che alla Messa in italiano svoltasi nel Duomo e alla successiva cerimonia al cippo che ricorda la strage è intervenuto il Sindaco Filip Zoričić, il quale ha pubblicamente affermato che la strage di Vergarolla è stata compiuta per convincere i cittadini di Pola ad andarsene. Avrei voluto che la Comunità degli Italiani di Pola partecipasse in maniera più significativa, come avvenuto in passato, ma questa dichiarazione è per noi molto importante: le istituzioni croate riconoscono il nostro esilio ed il nostro sradicamento»
Erano altresì presenti il Presidente dell’Unione Italiana Maurizio Tremul, il vicesindaco di Pola in quota italiana Bruno Cergnul, la vicepresidente della Regione Istriana in quota Comunità Nazionale Italiana Jessica Acquavita, il rappresentante italiano al Parlamento croato Furio Radin, il Console Onorario a Pola Tiziano Sošić in rappresentanza del Console Generale che ha avuto all’ultimo momento un contrattempo, ma anche rappresentanti dell’Assemblea della Comunità Italiana Autoctona in Istria e dell’Associazione dei combattenti antifascisti.
«Già nel 2006 si era svolta una cerimonia con lancio di corona in mare davanti a Vergarolla – ricorda infine la Cazzaniga – grazie all’impegno dell’allora Presidente del Lcpe Silvio Mazzaroli, che oggi era di nuovo presente assieme a noi con mia grande gioia. Stiamo raccogliendo i frutti di un lungo lavoro con le autorità locali, alle quali abbiamo fatto comprendere che rispettiamo le istituzioni croate e chiediamo solamente ogni tanto un po’ di spazio per venire a respirare l’aria di casa nostra, per riprendere contatto con le nostre radici e farle conoscere alle nostre nuove generazioni»