ll primo personaggio è Maghita, una bambina che abita vicino a un fiume e che gioisce nel guardare le bellezze che la circondano: acqua, foglie, fiori, rametti e fili d’erba. Un giorno, dopo aver chiesto al nonno quanto dista il fiume dal mare ed aver appreso che prima di arrivare “ci sono molte cose”, decide di andare navigando sul fiume con la sua barca giocattolo, chiedendo per favore che “diventi” più grande, e la barca si ingrandisce (nelle favole tutto è possibile). Poi prende il suo vasino da notte, la sua tazza di latte con i biscotti e l’orsacchiotto Pilù e sale sulla barca insieme al nonno che le ha chiesto di poter andare anche lui perché sola si sarebbe annoiata.
Si parte sulla barca, scivolando sul fiume: si vedono molte cose, si annusano profumi, ci sono persone da salutare. Bisogna guardare solo il paesaggio, perché se ci si avvicina alla terra, la barca si allontana subito. La barca naviga, si scorgono molti bambini che corrono, saltano, giocano, con in testa elmi colorati. Maghita chiede al nonno se può fermarsi, e con il suo consenso soffia verso la riva opposta finché la punta della barca s’incaglia sull’erba.
Maghita e il nonno raggiungono i bambini; acconsentono che giochi con loro, purché metta l’elmo. Maghita si accorge che sono vasini da notte. Alla sua richiesta, un bambino dice che non potrà più usare il suo come vasino, per cui il nonno la mette in guardia che non può spezzarlo. Ma una rondine che le vola accanto la rincuora e subito Maghita mette in testa il suo vasino, va a giocare con i bambini, mentre il nonno li guarda seduti sul prato. Alla fine è contenta, saluta gli amici e lascia il suo elmo in regalo a un bambino di nome Nanà.
Spinge la barca, naviga e a un certo punto vede una vecchina inginocchiata sulla riva accanto a un secchio che fa strani movimenti. Maghita soffia, la barca si volge verso la sponda in un’insenatura e si ferma. La vecchina cerca di riempire il secchio versando l’acqua con le mani, ma queste tremano e l’acqua cade. Allora Maghita si avvicina, si presenta alla vecchina con il suo nome e viene accolta da lei, di nome Pizidé. Mentre una ghiandaia vola con le sue piume azzurre e si posa sulla sponda poco lontana, Maghita prende la sua tazza della prima colazione con latte e biscotti e la offre a Pizidé che la prende e, mangiati i biscotti, comincia a versare acqua nel secchio. Il nonno chiede che cosa fa con l’acqua e Pizidé risponde che innaffia i fiori, poi apre le mani e la barca di Maghita e del nonno all’improvviso si riempie di fiori colorati che galleggiano anche intorno alla barca. Maghita ringrazia e la barca riprende a navigare.
A un certo punto vedono una capanna di legno: seduto davanti un orso e un’orsa tristi: Maghita vuole sapere il motivo e, fermandosi a un moletto di legno, col nonno si reca sotto la capanna. Apprende che il loro piccolo, diventato grande, se ne è andato. Maghita chiede se vogliono il suo Pilù, che capisce tutto quando gli si parla. Alla risposta positiva, prende Pilù, lo appoggia sul moletto e appena ha il legno sotto le zampe diventa un orsetto vivo e vero (nelle fiabe succede). Zampetta accanto alla capanna e salta in braccio all’orsa. “Grazie, Maghita” gridano i due orsi, mentre la barca riprende a scendere sulla corrente. Naviga, il fiume si allarga sempre di più.
Sulla sponda opposta vedono un prato vastissimo, con grandi alberi ombrosi; sull’erba e sotto gli alberi un gran numero di persone, ma sono troppo lontane per capire chi siano. Maghita e il nonno vogliono avvicinarsi: soffiano a vicenda e sulla riva vedono uomini e donne che parlano, ridono, godono il sole, suonano alcuni il flauto, altri il violino, altri la tromba, mentre altri dormono. Fanno cenno di accostarsi e il nonno dice che gli piacerebbe stare lì, perché riceve anche saluti e sorrisi.
Maghita acconsente e, mentre la barca scivola sul mare calmissimo, prosegue attratta dalle meraviglie delle distese azzurre del mare e dei delfini che saltano attorno alla barca. Maghita vuole tornare, ma ora vuole raccontare a mamma e papà quello che le è successo e dire che il nonno è felice. Torna; non ha veli né motore, ma la barca entra nel fiume e scivola risolvendo la corrente, come fanno i salmoni (nelle fiabe tutto è possibile).
La fiaba di piacevole lettura, scritta su pagine con stupende illustrazioni attinenti al contenuto, offre insegnamenti molto importanti. Innanzitutto il rapporto Maghita-nonno, che indica l’importanza della relazione tra generazioni. In secondo luogo il coraggio di Maghita di non arrendersi per raggiungere un ideale. Inoltre la meraviglia del creato vissuta con stupore e gioia. Infine, valori molto importanti: la solidarietà e l’amicizia, che si possono creare anche con persone sconosciute, se accostate con animo libero e aperto.
Roberto Piumini “Il nonno e la bambina” – Edizioni Terra Santa – euro 14,15