Un libro che racchiude le vicende di don Gilberto Pozzi, il maresciallo Cortile e della signora Molinari che dedicarono la loro vita ai perseguitati del regime nazista in un paese del varesotto ai confini con il Canton Ticino
Il Colonnello Gerardo Severino direttore del Museo Storico della Guardia di Finanza e il giornalista Vincenzo Grienti, sono gli autori del libro “Il partigiano di Dio” edizioni San Paolo, basato sulla storia di Don Gilberto Pozzi definito lo Schindler di Clivio.
Il libro è ambientato in Italia e precisamente nella provincia del varesotto a partire dall’8 Settembre 1943. Il paese di Clivio situato tra il confine varesotto ed il Canton Ticino era il luogo utilizzato per la fuga di ebrei che scappavano dalla violenza nazista.
La storia di don Gilberto Pozzi si intreccia con quella del maresciallo della Guardia di Finanza Luigi Cortile e della signora Nella Molinari in attesa del primo figlio. Queste tre persone organizzarono una cellula partigiana rivolta ad aiutare gli ebrei, i perseguitati dal regime del nazifascismo.
Don Gilberto trovò la collaborazione di altri sacerdoti e persone che decisero di opporsi al regime nazista creando una rete che lavorava nell’ombra non solo per agevolare la fuga degli ebrei ma anche per raccogliere informazioni da passare agli Alleati.
Il maresciallo Cortile fu scoperto arrestato dai tedeschi, incarcerato a Varese e trasferito a San Vittore a Milano e da lì il suo lungo viaggio fino a Mauthausen-Melk dal quale non fece più ritorno.
Don Gilberto Pozzi venne arrestato e su intercessione del Cardinale di Milano Idelfonso Schuster fu liberato. Il libro è arricchito dalla prefazione dell’Arcivescovo di Milano Mario Delpini. L’Arcivescovo di Milano esprime una importante riflessione sulla figura del prete di un paese.
Rappresenta un faro per chi non sa dove andare, per chi non ha nessuno di cui fidarsi, la porta del prete è sempre aperta all’accoglienza. In tutto questo c’è anche un lato negativo. Il prete è anche un bersaglio, soprattutto quando si instaura un regime, il suo vestito, il suo parlare in pubblico lo rendono riconoscibile.
L’Arcivescovo Delpini afferma che “si possono ignorare le sue idee, le sue azioni, la sua cultura ma una cosa è evidente è un prete”. Se il potere instaurato sospetta della sua azione di resistenza, dissenso il primo sospettato è il prete. Questi uomini dalla tonaca nera e lunga nei momenti più bui della storia del nostro Paese sono stati una luce per coloro che cercavano protezione.
Sono una scintilla che può accendere le coscienze anche di un paese piccolo come Clivio e di molti altri. La vicenda di questo prete a Clivio dal 1901 al 1963 è la prova di quanto la figura di un sacerdote può essere incisiva e può risvegliare le coscienze annebbiate dalla paura e dall’odio.