Piero Damosso, giornalista del Tg1, nel libro “Può la chiesa fermare la guerra?” riporta analisi e proposte che possono tradursi in una concreta azione per la pace.
Per il Tg1 cura da anni una rubrica “Il dialogo”; e proprio il dialogo ad essere una delle principali forze che possono aiutare la pace.
Dialogo vuol dire parlare ed ascoltare è un momento in cui religioni e culture diverse si confrontano. Papa Francesco da sempre si espone in prima persona cercando di dare alla Chiesa una rinnovata missione evangelica basata sul dialogo tra i popoli con l’obiettivo di raggiungere la pace.
Ed è questa l’unica risposta che può antagonizzare i conflitti, dialogare parlare sempre; solo così si possono rimarginare le ferite creando una società sicura.
Un esempio può essere la crisi di Cuba risolta da un incontro a tre tra il Presidente degli Stati Uniti Kennedy, il capo del Governo dell’Unione Sovietica Krusciov e Papa Giovanni XXIII il quale dopo qualche mese pubblicò l’enciclica Pacem in Terris; era l’11 Aprile 1963.
Papa Francesco il 9 Gennaio scorso ha detto che nel momento in cui l’umanità era prossima all’annientamento, con riferimento alla crisi di Cuba e dall’enciclica di Papa Giovanni XXIII, il dialogo ha scongiurato che si arrivasse all’uso dell’arma nucleare.
Ancora oggi il mondo sembra credere nel criterio Sivis pacem parabellum (Se vuoi la pace, prepara la guerra); un principio che si basa sul criterio dell’equilibrio delle forze che ha come deterrente la paura.
Ciò ha assicurato lunghi periodo di pace ma non è stato in grado di escludere la guerra.
Tante questioni appaiono all’orizzonte quali la responsabilità delle multinazionali delle armi, il ruolo dei nazionalismi e degli integralismi religiosi, la violenza che a volte tracima nella lotta politica.
Cosa ci allontana dal senso di fraternità e fratellanza, ed esiste una pace “pura”?
In questo libro queste domande non vengono eluse ed un interrogativo emerge: può oggi la chiesa vista la complessità storica individuare una linea di dialogo incontro per fermare la guerra o dare un importante contributo per cercare di fermarla?
La Pacem in Terris raccomandata da Papa Giovanni XXIII e ripresa da Papa Francesco è una speranza nel dialogo e nella collaborazione che coinvolge il singolo e le intere comunità, che si apre alle grandi religioni e da tutte le donne e gli uomini che si riconoscono e credono nella fraternità e nella fratellanza e che scelgono non l’odio ma l’amore tra le persone come luce da seguire, come unica rotta comune.
La pace è innanzitutto la “Pace di Gesù” che si fonda sui valori evangelici della verità, della giustizia, dell’amore, della libertà tutti doni di Dio.
Ed è questa l’arma segreta della Chiesa, la più potente, a disposizione dell’umanità la preghiera da cui partire per arrivare alla pace.
Nel nostro quotidiano sentiamo voci ottimistiche dire “andrà tutto bene” ed altrettante pessimistiche che alimentano sensazioni di paura; queste opposte visioni del mondo rischiano di annichilire qualsiasi percorso positivo; questa inchiesta desidera contribuire al dialogo per la pace considerando la complessità della questione pronta ad affrontare i rischi necessari.
L’obiettivo è dare un futuro di democrazia alle nuove generazioni che dovranno essere capaci di vedere l’altro come un fratello non come un nemico.
Non perdiamo la speranza ne la convinzione nella forza del dialogo da cui può nascere qualcosa di irresistibile, l’amore, che potremmo e dovremmo portare a tutti anche ai nostri nemici.
Allora la domanda “La chiesa può fermare la guerra?” diverrà la consapevolezza che questo potrebbe accadere.
Può la chiesa fermare la guerra? edizioni San Paolo – 224 pag. – 20,00 euro