L’assessore regionale all’Agricoltura, Sovranità alimentare e Foreste, Alessandro Beduschi, ha visitato oggi a Cavenago (MB) la sede di Planet Farms, il più grande e avanzato stabilimento di Vertical farming del mondo.
“In questa fattoria verticale ultramoderna – commenta Alessandro Beduschi – è presente il meglio dello spirito imprenditoriale lombardo, che prevede l’utilizzo di tecnologie all’avanguardia per coltivare a ciclo continuo ortaggi a chilometro zero. Un’idea che si sta affermando in tutto il mondo, permettendo di fare agricoltura in contesti urbani dove fino a poco tempo fa sarebbe stato impensabile e creare filiere produttive che non sono affatto alternative all’agricoltura tradizionale, ma che anzi la completano”.
Lo stabilimento brianzolo, nato nel 2018 come startup, occupa una superficie di 9.000 metri quadri e al suo interno viene gestita tutta la filiera di produzione e confezionamento di vegetali in busta, a partire dal seme e in modo completamente automatizzato, 365 giorno l’anno. L’intera filiera consente produrre 30.000 confezioni al giorno e di risparmiare il 95% di acqua e il 90% di terra, con impatto sul suolo pari a zero e senza uso di pesticidi ed erbicidi.
“Regione Lombardia – aggiunge l’assessore Beduschi – è stata la prima realtà a riconoscere questo tipo di attività, dotandosi nel 2022 di una legge a tutela dell’agricoltura urbana e metropolitana, nella quale per la prima volta è stato destinato spazio anche al vertical farming. L’incontro è stato utile anche per conoscere lo stato dell’arte di un’azienda pioniera del settore, che ha investito importanti risorse e che oggi vanta un know-how unico al mondo”.
“Le potenzialità del vertical farming – prosegue – sono del tutto inesplorate. Oggi abbiamo parlato di progetti futuri, come la possibilità di sviluppare la coltivazione di vegetali come il caffè, ma anche il cotone, che vedono l’Italia leader assoluto nella trasformazione, ma completamente dipendente dall’estero per il reperimento della materia prima. Una svolta rivoluzionaria e un’occasione da non perdere, perché si declinerebbe il vero concetto di sovranità alimentare”.