Autonomia differenziata occasione per rendere Stato e Regioni virtuosi

L’Aula del Senato ha approvato con 110 voti favorevoli, 64 contrari e 3 astenuti, il DDL per l’attuazione dell’autonomia differenziata. Il testo passa ora alla Camera per la seconda lettura.
In merito è intervenuto il Consigliere Regionale di Fratelli d’Italia, Giacomo Zamperini.

«Sul tema dell’autonomia differenziata è stata diffuso terrorismo psicologico. Il DDL in questione rappresenta la doverosa attuazione di una norma costituzionale, ossia l’articolo 116 della Costituzione che è stato inserito con la riforma del Titolo V nel 2001 e che da più di 20 anni necessita di attuazione.

L’articolo, difatti, prevede la possibilità di introdurre il cosiddetto “regionalismo differenziato”, cioè l’attribuzione di forme e condizioni particolari di autonomia alle Regioni a statuto ordinario, in quanto consente ad esse di dotarsi di poteri diversi dalle altre. Penso indubbiamente alla Lombardia la quale, avendo popolazione e PIL elevati, sarebbe in grado di gestire efficacemente le 23 materie oggetto di possibili richieste di maggiori competenze. Entra in gioco anche il rispetto della volontà popolare, in quanto con il Referendum consultivo del 2017 i cittadini lombardi si sono espressi in maniera favorevole circa l’attribuzione di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia.»

Ha concluso il Consigliere lecchese. «Il Governo Meloni ha trovato un Paese nel quale le Regioni presentano grandi disparità tra loro ed alcune, trovandosi in difficoltà, non sono in grado di garantire in modo unitario i servizi. Per questa ragione si sta tentando di cambiare le cose, a partire dalla costituzione del Comitato per i Livelli Essenziali delle Prestazioni (CLEP), che per la prima volta individuerà quali sono i livelli essenziali da erogare per le singole materie.

Ciò consentirà di capire chi è più indietro e quali finanziamenti sono necessari per garantire una perequazione. L’autonomia differenziata, dunque, è una grande occasione per far ripartire le Regioni più arretrate e, soprattutto, uno strumento per rendere queste ultime e lo Stato più virtuosi.

Senza alcun dubbio, però, nessuna riforma può dare risultati positivi senza una classe politica adeguata e competente, capace di mettere in campo buone pratiche di governo e di amministrare il potere con lungimiranza, non guardando al consenso momentaneo, ma con lo sguardo rivolto all’orizzonte.»

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