Economia secondo trimestre manifattura occupazione in crescita

Le imprese manifatturiere lombarde mostrano una buona tenuta complessiva nel secondo trimestre 2024 al cospetto di un difficile scenario economico globale. Lo dimostra la crescita dell’occupazione sia per l’industria sia per l’artigianato. Così come gli indicatori sul fatturato, in crescita del 0,2% per l’industria e stabile per l’artigianato. Aumenta anche la produzione per l’artigianato (+0,1%) mentre registra una leggera flessione (-0,7%) quella industriale.

È quanto emerso dalla conferenza stampa di presentazione dei dati congiunturali del secondo trimestre 2024 relativi al settore manifatturiero lombardo che si è svolta oggi a Palazzo Lombardia, a cui hanno partecipato l’assessore regionale allo Sviluppo economico, Guido Guidesi; il presidente di Unioncamere Lombardia, Gian Domenico Auricchio; il presidente di Confindustria Lombardia, Francesco Buzzella; il presidente di C.N.A. Lombardia, Giovanni Bozzini.

Dalle analisi si rileva che la domanda interna resta con un segno positivo (+0,4% rispetto al trimestre precedente) mentre quella estera cala leggermente (-0,3%). L’assenza di significativi segnali di rafforzamento dell’attività industriale a livello globale insieme alla mancata accelerazione nella riduzione dell’inflazione e dei tassi d’interesse, influenzano le aspettative dell’industria lombarda: la maggior parte degli imprenditori prevede stabilità dei livelli, tra i restanti prevalgono invece le attese pessimistiche. I costi dell’energia sono ancora segnalati tra i maggiori fattori di incertezza, mentre c’è attesa di una progressiva riduzione dei tassi di interesse e di un calo dei costi delle materie prime, fattori che potrebbero favorire una ripresa più vigorosa. La tendenza della produzione industriale resta negativa, registrando un -1,2% rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno. La produzione artigiana invece rimane al livello di un anno fa, e la variazione tendenziale è nulla.

A fronte di settori in crescita sensibile come chimica (+3,8%), gomma-plastica (+2,7) e carta-stampa (+2,3%) che ora beneficiano della riduzione dei costi energetici, e minerali non metalliferi (+2,6%) ancora trainati dall’edilizia, in forte contrazione i comparti: pelli-calzature (-11,2%) e tessile (-11,1%). A questi ultimi si associano settori in contrazione più moderata ma comunque significativa: mezzi di trasporto (-3,7%), manifatturiere varie (-3,5%), siderurgia (-2,6%), meccanica (-2,0%), abbigliamento (-1,6%) e legno-mobilio (-1,0%).  La crescita dei prezzi si è assestata, ma le piccole imprese e gli artigiani in particolare, lamentano ancora incrementi sensibili sia per le materie prime (+17,3% tendenziale) che per i prodotti finiti (+12,1%).

“I dati presentati oggi – ha evidenziato l’assessore regionale allo Sviluppo economico, Guido Guidesi – sono dati previsti che confermano ancora una volta la solidità del sistema lombardo. Come Regione Lombardia continuiamo a guardare al futuro con ottimismo e in modo propositivo rispetto ai livelli sovraregionali per quel che concerne le tematiche fondamentali che necessitano soluzioni urgenti, penso ad esempio ai costi energetici e all’accesso al credito”.

“Secondo la nostra indagine congiunturale – ha specificato Gian Domenico Auricchio, presidente di Unioncamere Lombardia – il settore manifatturiero lombardo subisce l’andamento negativo del commercio mondiale e la debolezza della domanda interna, restano però ancora positivi i dati occupazionali segnale della lungimiranza delle imprese lombarde che stanno affrontando questo momento di stagnazione guardando e preparandosi al futuro.  Questo approccio positivo è anche confermato dalla propensione ad adottare nuove tecnologie. In quest’ultima indagine abbiamo approfondito anche l’intenzione degli imprenditori di adottare tecnologie che impiegano l’Intelligenza Artificiale. E’ emerso che il 23% delle imprese industriali e il 7% di quelle artigiane già la utilizzano o ha in programma di implementarla a breve. Di queste, oltre il 50% la ritiene un fattore determinante per incrementare la redditività; resta tuttavia critica la disponibilità delle figure professionali adeguate per impiegare efficacemente queste nuove tecnologie. Il Sistema Camerale su questo fronte è già attivamente impegnato con Regione Lombardia nel supportare le imprese nella formazione e specializzazione dei lavoratori. Le iniziative messe in campo hanno già riscosso grande successo e saranno certamente rafforzate in futuro”.

“Sulla produzione industriale lombarda – ha osservato Francesco Buzzella, presidente di Confindustria Lombardia – continua a pesare il contesto globale complesso e instabile, che in questa fase sta facendo emergere tutte le debolezze dell’industria europea. A preoccupare gli imprenditori lombardi è soprattutto la crisi strutturale tedesca: è evidente che, persa la leva garantita dall’approvvigionamento di gas a basso costo, i margini di competitività si sono ridotti drasticamente. Questo errore, unito alla scelta di abbracciare ideologicamente le politiche green regolamentando e vietando senza dare alternative tecnologiche e non prevedendo le conseguenze di tali scelte nei confronti di imprese, cittadini e lavoratori, sta portando alla scomparsa di interi mercati, come l’automotive, che hanno garantito il benessere europeo dal dopoguerra ad oggi. Che l’Unione Europea stia perdendo la sfida geopolitica ed economica lo testimoniano le vendite di semiconduttori, uno dei beni essenziali dell’industria moderna: mentre in Cina, nel Sud-Est asiatico e negli Stati Uniti nel 2024 si registrano forti aumenti, in Europa assistiamo a un calo del 12%. Serve invertire la rotta sviluppando politiche a sostegno dell’industria con un rilevante fondo Europeo di investimenti che controbilanci i Piani di investimento Usa e Cina, – come indicato nel ‘Piano Draghi’ – politiche energetiche basate su un mix di fonti e riduzione dei tassi di interesse”.

“E’ una stabilità – ha spiegato Giovanni Bozzini, presidente C.N.A Lombardia – nell’incertezza. I fondamentali parametri della crescita vivono un miglioramento relativo rispetto al periodo pandemico, ma siamo dentro l’orizzonte di una crescita indebolita da una serie di numerose incognite geopolitiche e geoeconomiche: il fronte russo-ucraino, le tensioni israelo-palestinesi, le instabilità nell’area del canale di Suez La manifattura artigiana lombarda non dipende solo dall’export evidentemente, ma in modo diretto ed indiretto subisce questo difficile quadro internazionale. La prudenza della BCE sui tassi è proverbiale e si ripercuote direttamente sul rapporto tra PMI e sistema bancario: continua la flessione dei prestiti alle imprese, specialmente quelle più piccole. La fiducia è complessivamente messa alla prova dall’incertezza. I nostri imprenditori continuano a dare prova di grande resistenza e flessibilità. Ma sono a disagio per una serie di fattori che non riescono a controllare e a padroneggiare. L’Italia ha sempre due leve molto importanti nel PNRR e nei fondi strutturali. Dobbiamo accelerare sul primo terreno e continuare a migliorarci nella spesa dei fondi europei. È inoltre fondamentale sorreggere il settore delle PMI e dell’artigianato sul terreno della sostenibilità a tutti i livelli”.

Unioncamere Lombardia durante la sua indagine ha ampliato il range di domande rivolte alle imprese e per la prima volta ha chiesto agli imprenditori lombardi cosa ne pensassero circa l’utilizzo dell’intelligenza artificiale nella loro attività.  Il 23% di quelle industriali e il 7% delle imprese artigiane hanno dichiarano di farne già uso o di avere un concreto programma per adottarla. L’impiego prevalente è mirato ad automatizzare i processi di produzione e migliorare la capacità di previsione e analisi dei dati. Più della metà delle imprese utilizzatrici di IA pensa che possa essere un fattore determinante per incrementare la propria redditività (62,3% gli artigiani e 61,6% l’industria). Sul fronte opposto i principali motivi che ne impediscono l’utilizzo sono legati alle difficoltà nell’individuare costi e benefici derivati dall’adozione di queste tecnologie.

Il potenziale impatto dell’AI sull’occupazione è percepito in maniera diversa dai due settori: per il 55% delle imprese artigiane prevale l’opinione che l’impiego di questa tecnologia non comporterà una riduzione nel numero degli addetti, quota che scende al 31% per le imprese industriali. Per l’industria prevale l’opinione che ci sarà una riduzione contenuta nel numero degli addetti (58%), mentre questa opinione è condivisa dal 36% degli artigiani. Nel manifatturiero l’impatto maggiore dell’IA è atteso sulle professioni amministrative, addetti alla logistica e produzione. Per contro dovranno essere integrati in azienda esperti di software e hardware, specialisti in automazione dei processi produttivi, specialisti in trasformazione digitale e innovazione e data scientist e analyst.

Dall’indagine emerge chiaramente che l’IA non servirà a sostituire personale introvabile se non in minima parte secondo il 76% dell’industria e l’81% degli artigiani. Se ne deduce che alcune figure molto specializzate continueranno ad esistere e a essere fondamentali all’interno delle aziende. Queste le figure più difficili da reperire per il settore manifatturiero (Fonte dati Excelsior): operai specializzati e conduttori impianti e macchine (per esempio: saldatori, operai metallurgici, operai del tessile e dell’abbigliamento); tecnici informatici; ingegneri: elettronici, telecomunicazioni, edili, meccanici; specialisti in scienza matematiche, chimiche, fisiche e naturali.

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