“Oggi il primo pensiero va a Giulia Cecchetin e alla sua famiglia. Questa terribile vicenda ci racconta, ancora una volta, come la violenza contro le donne debba essere combattuta con le armi della prevenzione, del contrasto, della tutelae del sostegno alle vittime. È in questa direzione che si sta muovendo il Governo con la predisposizione di un pacchetto di azioni per rendere ancora più efficace il Codice Rosso. Mi auguro che su queste misure ci sia un’ampia convergenzada parte di tutte le forze politiche. Abbiamo bisogno che il DDL diventi legge in pochi giorni. Ce lo chiedono le donne, ce lo chiede il Paese”.
Lo ha dichiarato il Presidente del Consiglio regionale Federico Romani intervenendo questo pomeriggio al convegno #noinseidasola al Belvedere “Jannacci” di Palazzo Pirelli.
“Ma tutto ciò non basta – ha sottolineato Federico Romani. La violenza contro le donne è, prima di tutto, una battaglia culturale che ha bisogno della capacità di coinvolgere tutti i livelli della società. La vera sfida è prevenire. È un percorso educativo che deve coinvolgere soprattutto le giovani generazioni e deve portare a un cambio di prospettiva.
Ci sono uomini spinti da un’idea della donna del tutto inaccettabile, quella di essere ‘proprietà’ di qualcuno. È questa concezione che dobbiamo scardinare. Perché è un nostro preciso dovere morale combattere ogni forma di violenza e non lasciare mai sola nessuna donna”.
Il convegno, promosso da Regione Lombardia in occasione della “Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne”, si è sviluppato per l’intero pomeriggio in diversi panel tematici con relatori istituzionali, delle forze dell’ordine e del mondo della scuola e della formazione.
Nel corso del convegno è stato presentato un nuovo protocollo con l’Ordine degli avvocati di Milano e con l’Unione Lombarda degli ordini forensi (sottoscritto oggi) che vede come azione innovativa l’estensione del gratuito patrocinio a ipotesi non previste attualmente da quello a spese dello Stato.
I dati relativi al 2022 registrano 5.588 donne in carico ai 54 Centri Antiviolenza presenti nelle 27 reti territoriali regionali. Nel complesso le donne in possesso di un titolo di studio di scuola secondaria superiore (43,94) e di laurea (18,61%) costituiscono più della metà dei casi e il dato nel tempo, il livello di scolarizzazione tende a crescere.
In relazione allo stato civile, la condizione di nubile è quella che caratterizzata la maggioranza delle donne (42,26%), seguita da quella di moglie (39,52%). La fascia d’età maggiormente interessata è quella compresa tra i 35 e i 44 anni di età (29,74%) e tra i 25 e i 34 (22,54%).
Il 63,61% delle donne è cittadina italiana, il 32,01% proviene da Paesi che non sono parte della UE, mente il 4,28% ha la cittadinanza di un paese dell’Unione.
Il 64,29% delle donne prese in carico ha figli minori. Secondo i dati raccolti attraverso i flussi ISTAT le forme di violenza subite sono multiple e hanno riguardato soprattutto la violenza psicologica (32,34%).Seguono, in termini di incidenza, la violenza fisica (26,64%), la minaccia (14,20%) la violenza di tipo economico (12,74%) e lo stalking (7,37%) I maltrattamenti nascono per lo più in contesti familiari: sono, infatti, i mariti (32,54%) ad essere indicati dalle donne prese in carico come gli autori delle violenze, a cui seguono i conviventi (14,65%) e, successivamente gli ex-conviventi (9,83%).
Con riferimento ai servizi erogati, al primo posto come richiesta vi è quello di ascolto (27,89%) seguito dall’accoglienza (24,95 %), dalla consulenza legale e dal supporto al percorso giudiziario (12,73%). Nel 32,54% dei casi l’autore della violenza è il coniuge e nel 14,65% è il convivente.
Nella seduta di Consiglio regionale di martedì 28 novembre sarà portata in Aula una panchina rossa, simbolo e testimonianza diretta dell’impegno per contrastare il fenomeno della violenza sulle donne e dell’importanza di far emergere ogni forma di violenza esercitata in ambito familiare, sul luogo di lavoro o nei differenti contesti sociali.