Anche nel territorio di ATS Brianza si è verificato negli ultimi mesi un incremento di casi di infezione da West Nile. Prosegue quindi regolarmente l’attività di sorveglianza integrata da parte di ATS, e il costante monitoraggio dei casi. Ma come difendersi da questa infezione? E come proteggersi al meglio e nel rispetto della nostra salute? La dr.ssa Castelli Nicoletta, Direttore del Dipartimento di Igiene e Prevenzione Sanitaria di ATS Brianza, risponde a queste domande e aiuta a fare chiarezza.
«La febbre West Nile (o Febbre del Nilo) è arbovirosi, ovvero un’infezione virale trasmessa da artropodi. Trattasi di una malattia infettiva provocata dal virus West Nile (West Nile Virus, Wnv), un virus della famiglia dei Flaviviridae»
«La via di trasmissione più comune del virus West Nile all’uomo è la puntura di una zanzara infetta, prevalentemente del genere Culex (la zanzara comune). Quest’ultima è ubiquitaria in Italia ed ha un ciclo biologico di 15-20 giorni in estate. È una specie ad attività crepuscolare/notturna, che punge sia all’aperto che all’interno dei locali. Gli uccelli rappresentano il principale serbatoio del virus, mentre l’uomo e gli equidi sono gli ospiti a fondo cieco. Il virus infetta anche altri animali, come cani, gatti e conigli. La febbre West Nile non si trasmette da persona a persona tramite il contatto con le persone infette. Questo può avvenire solo in casi rarissimi come trapianti di organo, trasfusioni di sangue e dalla madre al feto in gravidanza»
«Il periodo di incubazione dal momento della puntura della zanzara infetta varia fra 2 e 14 giorni, ma può essere anche di 21 giorni nei soggetti con deficit a carico del sistema immunitario»
«La maggior parte delle persone infette sono asintomatiche. Circa il 20% dei pazienti presenta sintomi leggeri: febbre, mal di testa, nausea, vomito, linfonodi ingrossati, sfoghi cutanei. Questi sintomi possono durare pochi giorni, in rari casi qualche settimana, e possono variare molto a seconda dell’età della persona»
«Mediamente meno di 1 caso su 100 presenta sintomi più gravi: febbre alta, forti mal di testa, debolezza muscolare, disorientamento, tremori, disturbi alla vista, torpore, convulsioni, fino alla paralisi e al coma. Alcuni effetti neurologici possono essere permanenti. Nei casi più gravi (circa 1 su mille) il virus può causare un’encefalite letale»
«La diagnosi viene effettuata attraverso test di laboratorio (ELISA o immunofluorescenza) per il riscontro di anticorpi delle classi IgM o IgG, e test di biologia molecolare per il riscontro del genoma virale»
«Nella maggior parte dei casi, i sintomi scompaiono da soli dopo qualche giorno o possono protrarsi per qualche settimana. Non esiste una terapia specifica per la febbre West Nile. Nei casi più gravi è invece necessario il ricovero in ospedale»
La prevenzione dell’infezione da virus West Nile è basata essenzialmente nell’evitare di entrare in contatto con la zanzara vettore del virus ed il controllo ambientale dei vettori per evitare la loro riproduzione. Ecco alcuni consigli:
usare repellenti e indossare pantaloni lunghi e camicie a maniche lunghe quando si è all’aperto, soprattutto all’alba e al tramonto;
applicare zanzariere alle finestre;
svuotare frequentemente i vasi di fiori o altri contenitori (per esempio sottovasi e secchi) con acqua stagnante;
cambiare spesso l’acqua nelle ciotole per gli animali;
tenere le piscinette per i bambini in posizione verticale quando non sono usate.
Inoltre, le principali misure ambientali consistono nella costante manutenzione delle aree verdi pubbliche e private e in generale delle aree urbane, e nell’effettuazione di interventi mirati di disinfestazione mediante impiego di prodotti larvicidi e adulticidi».