Europa smarrita e senza validi nocchieri

“Realtà senza Dio” è il titolo con cui il Corriere della Sera, il 20 Marzo del 1978, quattro giorni dopo il rapimento di Aldo Moro e la strage della sua scorta, pubblicava un articolo di Giovanni Testori. Si meravigliava, Testori, che, nei diversi commenti seguiti all’eccidio, spiccasse un’assenza: «Neppure nelle parole pronunciate o scritte da chi, per il segno stesso di cui fregia la propria militanza politica [si riferisce qui alla croce sullo scudo della DC], ci sarebbe parso naturale, il nome di Dio è venuto fuori; e neppure è uscito quello della sua assenza; del vuoto, intendo, che la sua assenza ha determinato nella società dell’uomo».

A trent’anni dalla sua morte e nel centenario della nascita, nonché nel mese che in cui si ricordano 45 anni dal rapimento di Moro, queste parole non appaiono perdute nel tempo ma aprono uno sguardo sull’oggi.

In un recente intervento dello studioso francese Pierre Manent, pubblicato dalla rivista dell’Università Cattolica, si può leggere questo secco giudizio: «Gli europei non sanno cosa pensare né che fare del cristianesimo. Ne hanno perso l’intelligenza e l’uso. Non vogliono più sentirne parlare». Nell’articolo, che in realtà fa da introduzione al volume dall’autore dedicato a “Pascal e la proposta cristiana”, Manent argomenta la sua affermazione sottolineando in particolare che non si tratta dell’emarginazione di una qualunque opinione religiosa ma proprio della questione di Dio, e del Dio cristiano che ha generato nel tempo quella particolare società che è la Chiesa e ha dato la sua forma alla cultura dell’Europa e dell’Occidente da essa evangelizzato. Emarginazione sostituita da un ruolo simil-religioso attribuito al potere dello Stato.

Ancora Testori: «Dove può mai giungere una società che intenda spiegar tutto politicamente, tutto politicamente decifrare (senza peraltro riuscirci)», e poco oltre, «Perché chi ha la possibilità e, dunque, il dovere di farlo, non aiuta a capire come sia proprio la realtà sociale a naufragare una volta che essa venga privata del suo sangue sacro e religioso?».

Parole anticipatrici, e vorrei dire profetiche, di uno smarrimento nel quale si trova oggi l’Europa e in particolare la sua classe dirigente a tutti i livelli. Appare chiaro che di fronte ai grandi problemi generati dal cambiamento d’epoca in corso, alla navicella europea mancano nocchieri dotati di adeguate bussole orientative, mentre prendono spazio corsari attenti a far immediato bottino piuttosto che cercare rotte sicure su cui incamminare i popoli loro affidati.

Basti pensare al dramma della guerra in Ucraina dove prevale l’antico e mai sconfitto demone della forza rispetto a una tradizione provata di trattative e intese diplomatiche; alla miopia nei confronti della emigrazione affrontata con le armi del buonismo assistenziale piuttosto che con quelle della giustizia internazionale; al dilagare di burocrazie, autoritarismi culturali ed economici a scapito delle rappresentanze democratiche; all’espansione in crescita dei cosiddetti nuovi diritti in cui la tentazione del serpente nell’Eden “sarete come Dio” ritorna nel cuore di società opulente, dimentiche della propria creaturalità.

«L’uomo e la società stanno morendo per eccesso di realtà. Ma d’una realtà privata del suo senso e del suo nome: privata, cioè, di Dio». Ancora Testori ed è sorprendente la sintonia con alcune parole del papa emerito riportate in “Ultime conversazioni” il libro intervista a Benedetto XVI: «Dio non è in qualche posto, ma è la realtà. La realtà fondamento di tutte le realtà».

Le riflessioni di Manent fanno risuonare il lungo e ricco insegnamento di Ratzinger e poi di Benedetto XVI che da sempre sfida la modernità riaffermando la ragionevolezza della fede in Dio come risorsa indispensabile per il ben vivere delle società occidentali. E serve per questo anche la politica «la politica e la filosofia che c’è dietro mi hanno sempre interessato molto. La politica vive di una filosofia. Non può essere semplicemente pragmatica, fermarsi al ‘facciamo qualcosa’. Deve avere un’idea della totalità. Questo aspetto mi ha sempre toccato» (Benedetto XVI).

Chi fornirà questa idea di totalità a un Occidente che sembra perdersi in ogni emozione passeggera se viene abbandonata la presenza che ha dato e mantiene il senso di una comune fratellanza tra gli uomini?

Ecco la grande responsabilità e il compito dei cristiani e della Chiesa: «Al di là di tutto quello che si può dire anche oggi, sui motivi di dimenticanza che soprattutto i popoli di più lunga tradizione cristiana vivono verso Gesù, Gesù resta comunque la chiave di volta per comprendere la storia, anzitutto dell’Europa dell’America latina e del Nord Occidente del pianeta in generale, ma tendenzialmente di tutto quanto l’universo» (card. Angelo Scola, parole dall’omelia nella messa dell’Annunciazione 2023).

Didascalia da pixabay: Europa arenata, come una barca senza valido nocchiero.

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