Si vota. Il presidente Sergio Mattarella ha sciolto le Camere e il 25 Settembre gli italiani vanno ai seggi elettorali. Già ieri mattina, prima ancora che il presidente del Consiglio Mario Draghi ufficializzasse le dimissioni i giornali annunciavano con i loro titoli d’apertura l’inizio della campagna elettorale.
Massimo Franco sul Corriere della Sera, nell’editoriale sotto il titolo “Il no populista”, ha già schierato il suo giornale a favore del centrosinistra.
«La “legislatura populista” nata nel 2018 con Conte e Salvini alleati, finisce accomunandoli nel tentativo di recuperare i consensi perduti assecondando gli istinti più irresponsabili. perché a volere la crisi sono partiti in seria difficoltà: M5S, Lega e FI», sentenzia l’editorialista.
Il quale poco oltre ammette che il Centrodestra può vincere, «ma non è chiaro se potrà davvero governare». Il motivo lo spiega subito: «Non è solo un problema di leadership tra Meloni e Salvini. Si ripropone il tema della classe dirigente». Capito l’antifona? Il Centrodestra non solo ha la responsabilità di avere fatto cadere Draghi, ma non ha al proprio interno personalità qualificate per governare.
Anche la Repubblica non ha dubbi e, a caratteri cubitali, afferma: «L’Italia tradita».Nel sommario poi specifica che «Draghi al Senato chiede una prova di unità nazionale per andare avanti. Salvini, Berlusconi e Conte gli negano la fiducia. Letta: una scelta folle».
Anche il quotidiano dei vescovi “Avvenire”, nell’editoriale a firma di Marco Iasevoli,
annuncia «l’operazione verità a cui puntano ora a vario titolo Pd, Renzi, Di Maio e Calenda per costruire una campagna elettorale con la parola-chiave della serietà».
Insomma l’intero apparato mediatico mainstream s’è già messo in moto e prosegue nel sostenere l’area progressista con l’appoggio dell’area dei cattolici democratici che hanno in “Avvenire” e TV2000 i propri organi d’informazione. Sarà, come in passato, una lotta impari con decine di opinion leader impegnati a difendere le tesi del Centrosinistra (a proposito dei 1.700 giornalisti Rai quanti tifano per la sinistra, magari per essere stati assunti o promossi grazie al Pd?) e a mettere in cattiva luce esponenti di Centrodestra.
Quest’ultimo dovrà accontentarsi de “Il Giornale” (che essendo l’house organ della famiglia Berlusconi appoggerà innanzi tutto FI), de “Il Secolo”, dell’altalenante “Libero” e del nascente gruppo editoriale che fa capo ad un eccellente giornalista come Maurizio Belpietro, direttore de “La Verità”.
A proposito, nella generale crisi dell’editoria, l’unico giornale che vede costantemente crescere il numero di copie vendute è proprio “La Verità”. Come mai?
Perché i “direttoroni dei giornaloni” non spiegano al pubblico italiano che le copie di quotidiani vendute in un ventennio sono passate da 6 milioni di copie ad un milione e mezzo? Gli italiani non leggono più i giornali? Non è che si sono resi conto che alcune notizie vere sono diffuse dai social o da alcune testate online? Che non hanno più voglia di spendere 1,5/2 euro per farsi spiegare dal governo o dal potente di turno come si devono comportare?
Seguiremo la campagna elettorale che si prospetta spumeggiante e tragicomica, soprattutto per quei deputati angosciati nel cercare una collocazione in grado di riportarli in Parlamento. Gelmini, Brunetta, Carfagna pare che stiano già bussando alla porta del Pd presumibilmente preoccupati del calo di consensi di FI, partito quindi non più in grado di assicurare la rielezione. Il cambio di casacca – un bel salto, dal centrodestra a sinistra – sarebbe stato motivato dalla mancato sostegno a Draghi da parte di Berlusconi. Che scelta nobile, la loro, che coerenza, che visione politica!
In passato le scissioni avvenivano su visioni politiche incompatibili e sulla base di programmi molto precisi. Oggi questi professionisti della politica si smarcano per mantenere il posticino conquistato. Beh, ci fermiamo qui. Se la futura classe dirigente della Sinistra sarà fatta da transfughi di FI attendiamo un commento da Massimo Franco.