I dubbi di una liceale che usa la sua testa

Una studentessa – tramite la mamma, nostra lettrice – ci ha fatto pervenire il tema che ha svolto pochi giorni fa. Lo pubblichiamo volentieri e ci rallegriamo con l’autrice perché sconfessa il luogo comune che la scuola italiana non abitua più gli studenti a documentarsi e soprattutto a ragionare. Una lode va anche data alla sua insegnante, supponiamo di Lettere, per l’incoraggiamento a sviluppare il senso critico, che per sua natura alimenta domande (e anche dubbi) in ossequio proprio alla ricerca scientifica. Paradossalmente nell’era che mette le scienza sopra ogni cosa l’umanità è spinta a non porsi più domande, ma ad avere esclusivamente certezze. Siamo all’assurdo, ad una ridicola antinomia. Speriamo che la generazione di studentesse come questa arrivi presto a prendersi in mano l’Italia e a cambiarla. La generazione dei Sessantottini che governa ora sta creando guasti giganteschi ai quali dovranno riparare. Le colpe dei nonni e dei padri, purtroppo, ricadono su figli e nipoti.

Testo argomentativo – Carta dei diritti fondamentali dell’UE

«Ogni persona ha diritto alla libertà di espressione. Tale diritto include la libertà di opinione e la libertà di ricevere o di comunicare informazioni o idee senza che vi possa essere ingerenza da parte delle autorità pubbliche e senza limiti di frontiera. La libertà dei media e il loro pluralismo sono rispettati”. Così cita l’art. 11 della Carta dei Diritti fondamentali dell’Unione Europea, titolato libertà di espressione e di informazione.

Premetto che, come la maggior parte dei miei coetanei credo, non ho seguito a fondo l’iter dettagliato della presunta pandemia Covid-19 ma ciò che mi pare evidente, facendo abbondante uso di social media, è la prepotenza con la quale si esprime la maggior parte della gente che si è allineata al pensiero comune. Sono pochissime ormai le testate e i programmi in cui è possibile ascoltare opinioni, riflessioni e commenti alternativi al main stream. Persino i dati, che dovrebbero essere oggettivi, vengono citati e interpretati in modo incongruente. Tutto vale, eccetto il pensiero di quella minoranza che esprime dubbi o perplessità. L’ultima che ho sentito mi ha davvero fatta arrabbiare. Mario Monti, ex presidente del Consiglio, dopo aver dato degli ignoranti agli italiani, afferma convinto: “in pandemia bisogna trovare modalità meno democratiche. Ci vuole un sistema che dosi dall’alto”.

Tradotto: può parlare solo chi obbedisce a ciò che diciamo noi pochi, ma superiori perché ai piani di comando. Inizialmente pensavo fossero un po’ esagerati il dibattito e la convinzione di quelli che non cedono al vaccino, poi però questa frase mi ha aperto gli occhi. Perché, in democrazia la parola di alcuni dovrebbe valere di più di quella di altri? Perché fa paura la libertà di espressione? Con quale criterio e chi decide la “dose”?

“Ogni persona ha diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione” annuncia l’art. 10 della Carta – pertanto, al presidente direi che la “dose” me la misuro io e per esercitare pensiero e coscienza al meglio devo poter accedere ad un sistema informativo trasparente.

Nessuno può dire a nessuno quanta coscienza e quanto pensiero possa usare. Per quanto riguarda la religione vorrei ricordare a chi ne ha fatto di essa la scienza, che “ogni persona ha diritto alla propria integrità fisica e psichica. Nell’ambito della medicina e della biologia devono essere in particolare rispettati il consenso libero e informato della persona interessata (lett. a) e il divieto di fare del corpo umano una fonte di lucro (lett. c) art. 3.

Ritengo che questo sia il principio fondamentale da salvaguardare per tutti, sia per coloro che si sono vaccinati con fiducia, sia per coloro che mantengono riserve importanti e forse proprio a causa della difficoltà di reperire le informazioni corrette da parte di medici e politici attraverso i canali di informazione.

Se va in cortocircuito quest’ultimo sistema ciò interferisce in modo grave col diritto alla salute e diventa la principale causa di divisione sociale cui stiamo assistendo oggi. Infine, mi viene un dubbio: non è che la gravissima compressione di vari punti di diritto espressi dalla Carta si stia alimentando proprio dal dettato della lettera c?»

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