Si avvertono gli scricchiolii della narrazione imposta negli ultimi due anni dalle testate che fanno capo agli editori Agnelli, Berlusconi, Cairo e ovviamente a quelle della Rai, il cosiddetto servizio pubblico.
Dopo avere indotto a credere che l’unica arma per debellare il virus di Wuhan fossero i vaccini (sperimentali per espressa ammissione degli stessi produttori), finalmente ora si comincia ad ammettere che le cure alternative esistono ed erano efficaci fin dalla primavera del 2020, poche settimane dopo la diffusione del letale morbo.
Una notizia che il nostro giornale aveva ampiamente documentato divulgando la testimonianza che il medico lecchese Paolo Gulisano aveva dato pubblicamente in piazza Monte Grappa a Varese. Il video, guarda caso, è stato prontamente rimosso da You Tube.
La scorsa settimana il Tar del Lazio ha emesso una sentenza con la quale ha accolto le ragioni del Comitato Cura Domiciliare Covid-19 che considerava inadeguata «la vigilante attesa e l’uso esclusivo del paracetamolo (come da protocollo ministeriale, n.d.r.) escludendo altre cure nei primi giorni dell’insorgere della malattia».
Prontamente il neo presidente del Consiglio di Stato, Franco Frattini, è intervenuto mercoledì 19 Gennaio a sospendere la sentenza del Tar (che sarà oggetto di discussione dell’intero Consiglio il prossimo 3 Febbraio), con un atto che a più di un osservatore è apparso come una vera e propria difesa d’ufficio del ministro della Salute, Speranza, oltre che di altri ministri dei governi Conte e Draghi.
Un giudizio, quello del Tar del Lazio, che resta comunque una pietra miliare del prevedibile iter giuridico che chiamerà a rispondere, politici, medici e giornalisti per sottovalutazioni ed errori commessi nella gestione della pandemia.
Di ciò che accade all’estero in Italia si sa poco. La Tv Byoblu24, per esempio, ha realizzato una lunga intervista all’avvocato tedesco, Reiner Fuellmich (nella foto Byoblu24), coordinatore della Commissione Corona che sta intentando una colossale azione legale per crimini contro l’umanità, chiamata “Norimberga 2”, contro l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) e il World Economic Forum guidato da Klaus Schwab.
La squadra dell’Avvocato tedesco avrebbe raccolto prove che i liquidi iniettati a milioni di persone «nulla hanno a che fare con la vaccinazione, ma fanno parte di esperimenti genetici».
Tra le altre prove che Fuellmich sta raccogliendo vi sarebbero «test difettosi, certificati di morte fraudolenti redatti da personale medico corrotto e lo stesso vaccino sperimentale» che violerebbe l’articolo 32 della Convenzione di Ginevra del 1949 il quale vieta «la mutilazione e gli esperimenti medici o scientifici non resi necessari dal trattamento medico di una persona».
È un dato di fatto incontestabile che il mondo intero sia stato sconvolto nell’ultimo biennio, ma le domande che molti si pongono sono come mai proprio in Italia lo sconvolgimento sia stato così acuto e perché il Governo Draghi persegua nel tenere strettamente controllata la popolazione.
C’è forse qualcuno interessato a fare esperimenti sugli italiani, “popolo di santi, poeti e navigatori” e, a questo punto, anche “di cavie deputate”? Una risposta, che potrebbe avere qualche fondamento, è stata data dai curatori del libro “Operazione Corona colpo di stato globale” (Ed. Aurora Boreale, pp. 594), Nicola Bizzi, docente universitario di Storia e Matteo Martini, dottore in Chimica e Tecnologia farmaceutiche.
I due studiosi – dopo avere rammentato il «grave problema del primato italiano nell’alfabetismo» sottolineato dalla filosofa Martha Nussbaum in un’intervista a “La Stampa” nel 2015 – spiegano che «uno studio del “Programma per la valutazione internazionale delle competenze degli adulti”, colloca l’Italia, al pari della Spagna, al 29° posto fra i 33 Paesi dell’Ocse (l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) per competenze cognitive».
Il nostro Paese risulta anche in una posizione molto bassa nelle classifiche per la libertà di stampa (77° nel 2016) e, annotano gli Autori, «quasi unico tra gli Stati occidentali ad avere un livello classificato “con problemi sensibili”».
«Gli italiani inoltre conoscono poco l’inglese e sono poco abituati a documentarsi sulla stampa estera, sicuramente meno dei Paesi nordici o slavi», puntualizzano Bizzi e Martini. «In questo modo la maggior parte degli italiani vive in una bolla informativa in cui non può avere accesso a strumenti di verifica o controllo, altro elemento che favorisce la riuscita di una campagna in gran parte basata su fattori emozionali indotti dai media».
Da ultimo, ma non meno importante, «l’Italia è stata anche scelta nel 2014 quale capofila per le strategie vaccinali nel mondo, in accordo con l’organizzazione internazionale Global Health Security Agenda (GHSA)», chiosano i due Studiosi.
È in quell’anno infatti che l’allora ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, alla casa Bianca presente Barak Obama, firma il documento che impegna l’Italia ad essere apripista nelle campagne vaccinali a livello mondiale.
Coerentemente dal 2014 la Senatrice, oggi del Pd (dopo essere stata per quindici anni dirigente di Forza Italia e successivamente del Popolo delle Libertà), difende con caparbio accanimento l’obbligo vaccinale mostrando un’incrollabile fede negli scienziati le cui ricerche sono spesso finanziate da Big Pharma.
Posizione legittima, intendiamoci; che alimenta, però, sospette (o certe?) commistioni tra politica e grandi gruppi farmaceutici.