Le parole che meglio hanno spiegato chi sia stato Silvio Berlusconi sono quelle pronunciate dall’arcivescovo di Milano, Mario Delpini, nell’omelia del rito funebre in duomo, mercoledì 14 Giugno. «Quando un uomo è un uomo politico, allora cerca di vincere. Ha sostenitori e oppositori. C’è chi lo esalta e chi non può sopportarlo.
Un uomo politico è sempre un uomo di parte», ha detto l’Arcivescovo. «Quando un uomo è un personaggio, allora è sempre in scena. Ha ammiratori e detrattori.
Ha chi lo applaude e chi lo detesta. Silvio Berlusconi è stato certo un uomo politico, è stato certo un uomo d’affari, è stato certo un personaggio alla ribalta della notorietà. Ma in questo momento di congedo e di preghiera, che cosa possiamo dire di Silvio Berlusconi? È stato un uomo: un desiderio di vita, un desiderio di amore, un desiderio di gioia. E ora celebriamo il mistero del compimento. Ecco che cosa posso dire di Silvio Berlusconi. È un uomo e ora incontra Dio».
Con solennità, monsignor Delpini ha fatto risuonare la sua voce sotto le volte della cattedrale per dire che, aldilà delle opinioni e dei giudizi espressi sia dai detrattori, sia dagli ammiratori di Berlusconi, la sua esperienza di vita è stata una sintesi di «vivere, amare ed essere amato, essere contento».
L’autorevole parere dell’Arcivescovo di Milano stride con i giudizi, minoritari, ma velenosi, di quei cattolici che, insieme ai sinistri, liquidano la trentennale esperienza politica di Berlusconi come una formula di becero populismo seduttivo.
Qualche intellettuale, arruolatosi nelle élite progressiste dopo avere gettato la tonaca alle ortiche, s’è già lanciato nell’ennesima campagna d’odio al grido di “morto Berlusconi dobbiamo ora eliminare il berlusconismo che è in noi”.
I sinistri non cambiano mai: la volontà di intossicare le coscienze è nel loro dna. Visto che non rende più accusare di fascismo gli avversari (che per loro sono sempre e solo nemici da eliminare) adesso proseguono nell’opera di demonizzazione tacciandoli di berlusconismo.
Insomma Berlusconi è stato un demonio che ha rovinato l’Italia ed ora che finalmente è morto bisogna estirpar alacremente quelle idealità e sogni che aveva perseguito, cioè il Berlusconismo.
Ciò che la storia ci ha già rivelato è che il fondatore di Forza Italia è stato l’unico leader mondiale a presiedere 3 G8, l’unico italiano a presiedere quattro governi e a rimanere più a lungo a Palazzo Chigi. A lui si deve inoltre lo storico incontro a Pratica di Mare tra i presidenti americano e russo per cementare un’alleanza che, se non fosse stata boicottata, avrebbe certamente impedito la guerra in Ucraina. Berlusconi inoltre non avrebbe mai autorizzato l’assassinio di Gheddafi (la violenza non era nel suo carattere) prevedendo le nefaste conseguenze che tale atto avrebbe generato.
Chi l’ha odiato da vivo e non muta sentimento neppure ora che è morto, si rassegni. Come ha detto monsignor Delpini «Berlusconi è stato un uomo con un desiderio di vita, di amore, di felicità», una persona – aggiungiamo noi – destinata ad entrare nei libri di storia. Quanto ai suoi detrattori rammentino che mentre tutti sanno chi fu Giulio Cesare, nessuno ricorda il nome dei ventitré senatori che lo pugnalarono.