Titanic Europa

Una direttiva sugli imballaggi che preoccupa le aziende interessate, una politica ambientale del tutto ideologica che rischia di metter in ginocchio i sistemi industriali europei, la preoccupazione “antiplastica” portata fino al ridicolo, mentre sul piano politico il presidente del Consiglio europeo incontra il leader cinese lasciando a casa la Presidente della commissione la quale, forse in delirio di onnipotenza, non pensa meglio che a lanciare una proposta di Corte internazionale per i crimini di guerra della Russia (lo si fece a Norimberga per i crimini nazisti ma dalle potenze che avevano vinto la guerra: forse che la von der Leyen si pensa a quel livello?). Per non parlare della incomunicabilità tra i due vertici dell’Ue visto che il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, se ne è andato da solo a incontrare in Cina Xi Jinping.

Sono solo alcune delle notizie che riguardano l’Unione Europea di queste ultime settimane e che documentano come l’Ue abbia ormai imboccato una rotta che non esito a definire stile Titanic, nel senso che senza un deciso cambiamento di rotta il collasso è assicurato.

Questo destino, del resto, è stato ampiamente previsto: «Si deve purtroppo costatare che l’Europa sembra incamminata su una via che potrebbe portarla al congedo dalla storia. Ciò, oltre a mettere a rischio la crescita economica, può anche causare enormi difficoltà alla coesione sociale e, soprattutto, favorire un pericoloso individualismo, disattento alle conseguenze per il futuro. Si potrebbe quasi pensare che il continente europeo stia di fatto perdendo fiducia nel proprio avvenire». Così parlava Benedetto XVI incontrando i vescovi dell’UE nel 2007.

Una profezia, più che un’amara constatazione, mentre i continui richiami allo spirito europeo appaiono sterili, incapaci di generare una reale svolta politica e culturale.

Perché questo? La mia lettura è semplice: perché, nonostante ci si richiami spesso ai padri fondatori il loro insegnamento è stato del tutto abbandonato. La dichiarazione Schuman che dette il via al processo di unificazione europea era un grande e ideale progetto politico che si serviva dell’economia per creare un futuro di sviluppo e di pace per l’Europa, che a quel tempo era anche divisa dalla cortina di ferro.

Con gli accordi di Maastricht del 1992 il processo è stato ribaltato: da allora è il prevalere dell’economia e del mercato che condiziona la politica ed è così che lo scettro del comando si è trasferito dai rappresentanti dei popoli ai tecnocrati di Bruxelles. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: invece che pace e sviluppo ci ritroviamo con recessione e inflazione nonché con la guerra alle porte.

Servirebbe oggi una realistica riflessione sui limiti attuali della costruzione europea che invece sembra sempre più indirizzata verso scelte ideologiche o alla definizione di nuovi diritti cui uniformare le legislazioni nazionali.

È significativo, in questo senso, quello che sta accadendo in Francia dove il presidente Macron, che non ha più la maggioranza dell’Assemblea Nazionale, sostiene la decisione di inserire il diritto all’aborto nella costituzione francese cercando e ottenendo il consenso di ecologisti e sinistra estrema.

È una tendenza che si trova in altri Paesi come in Spagna, con la politica sempre più estremista del governo socialista, e che tende a riprodursi anche nel parlamento europeo. La battaglia per i cosiddetti nuovi diritti tende a prendere il posto dell’originaria costruzione di una equilibrata convivenza di popoli europei nella solidarietà e nella pace.

Quella dell’Europa è una preoccupazione che è da sempre al cuore dei papi le cui preoccupazioni per la deriva europea sono viste dalla politica e da tanta informazione solo come delle prediche astratte, incapaci di incrociare i reali problemi. Ma si tratta di una preoccupazione condivisa anche da laici dallo sguardo critico. È recentissima la battuta di Massimo Cacciari nella trasmissione L’Arena: «Un’Unione che si regge soltanto sulla moneta unica, sul mercato e sulla circolazione delle merci, ma cosa vuole che duri in una situazione di crisi internazionale come quella che stiamo vivendo?».

Ecco qualche indicazione autorevole per affrontare questo tempo.

«L’importanza dell’ecologia è ormai indiscussa. Dobbiamo ascoltare il linguaggio della natura e rispondervi coerentemente. Vorrei però affrontare con forza un punto che– mi pare – venga trascuratooggi come ieri: esiste anche un’ecologia dell’uomo. Anche l’uomo possiede una natura che deve rispettare e che non può manipolare a piacere. L’uomo non è soltanto una libertà che si crea da sé.

L’uomo non crea se stesso. Egli è spirito e volontà, ma è anche natura, e la sua volontà è giusta quando egli rispetta la natura, la ascolta e quando accetta se stesso per quello che è, e che non si è creato da sé. Proprio così e soltanto così si realizza la vera libertà umana». (Benedetto XVI al Parlamento della Germania, 2011)

«È l’ora di costruire insieme l’Europa che ruota non intorno all’economia, ma intorno alla sacralità della persona umana, dei valori inalienabili; l’Europa che abbraccia con coraggio il suo passato e guarda con fiducia il futuro per vivere pienamente e con speranza il suo presente.

È giunto il momento di abbandonare l’idea di un’Europa impaurita e piegata su sé stessa per suscitare e promuovere l’Europa protagonista, portatrice di scienza, di arte, di musica, di valori umani e anche di fede. L’Europa che contempla il cielo e persegue degli ideali; l’Europa che guarda e difende e tutela l’uomo; l’Europa che cammina sulla terra sicura e salda, prezioso punto di riferimento per tutta l’umanità». (Francesco ai parlamentari europei, 2014)

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