Concluso il congresso provinciale varesino di Forza Italia, con l’elezione per acclamazione del consigliere comunale Simone Longhini a coordinatore del partito, qualche riflessione ulteriore s’impone.
All’assise tenuta alle Ville Ponti sabato 27 Gennaio è stato messo in evidenza che la lista unitaria concordata per arrivare a ratificare le nomine sia dei nuovi membri del coordinamento provinciale, sia dei delegati al Consiglio nazionale «è un segno importante di unità che rafforza il Partito in vista delle imminenti scadenze elettorali». L’8-9 Giugno, infatti, si rinnoveranno un’ottantina di amministrazioni comunali e il Parlamento europeo.
Quando, il 26 Gennaio 1994, Silvio Berlusconi fondò Forza Italia si preoccupò di radunare attorno a sé soprattutto le personalità più rappresentative di due aree culturali importanti della società italiana: quella dei cattolici moderati e quella dei socialisti-riformisti. L’inchiesta “mani pulite” condotta dalla Magistratura milanese aveva decapitato i vertici Dc, Psi, Pri, Pli e Psdi, ma non aveva azzerato i rispettivi elettorati che in gran parte confluirono nel nuovo partito di Berlusconi.
Per trent’anni FI ha respirato con entrambi i polmoni: quello cattolico (animato da una forte presenza di dirigenti formatisi nel Movimento popolare) e quello laico (composto per lo più da esponenti del Partito socialista non coinvolti nelle inchieste giudiziarie della Magistratura meneghina).
Sabato scorso, almeno per quanto riguarda Varese, qualcosa deve essersi inceppato, perché il leader più rappresentativo della componente cattolica moderata, il sindaco di Gorla Maggiore, Pietro Zappamiglio (nella foto) – oltre 2.700 voti di preferenza nell’ultima elezione per il rinnovo del Consiglio regionale –, non ha partecipato al congresso.
Certo nel nuovo gruppo dirigente destinato a reggere il partito è rimasta una presenza di cattolici moderati, ma, i voti da questi raccolti, almeno sino ad ora, non sono paragonabili a quelli ottenuti da Zappamiglio.
Non è una questione “de lana caprina”: mentre Lega e Fratelli d’Italia sono mobilitati nell’attirare esponenti che, per storia e percorso politico, sono identificati come cattolici e quindi capaci di attrarre il consenso del loro mondo d’appartenenza, FI li mette all’angolo.
I numeri, nudi e crudi, dicono che i voti raccolti dal Sindaco di Gorla Maggiore hanno “un peso” non trascurabile, se valutati in percentuale su quelli ottenuti da FI in tutta la provincia.
Di più: Zappamiglio, amministrando il proprio comune, ha dimostrato competenze, qualità e progettualità.
Se è vero che «mai dire mai in politica» e che, “mutatis mutandi”, FI varesina potrebbe “miracolosamente” riequilibrarsi, allo stato dei fatti resta comunque molto elevato il rischio che l’elettorato di Zappamiglio a Giugno confluisca altrove, finendo persino per incidere negativamente sul quorum necessario a portare due eletti a Strasburgo.
Nel 2019 nel collegio Nord-Ovest (Lombardia, Piemonte, Valle d’Aosta e Liguria), furono eletti Berlusconi, che lasciò il seggio a Lara Comi e Massimiliano Salini. I sondaggi, da prendere sempre con prudenza, dicono che FI veleggia tra il 6 e l’8 per cento dei consensi; per mantenere i due seggi al Parlamento europeo dovrebbe assestarsi attorno all’8,4 per cento come nel 2019. Ce la farà? Tra 130 giorni qualcuno tirerà le somme, a Varese e a Roma.