Vicinanza, gratitudine, sostegno. Le sensazioni convivono tutte armoniosamente nella lettera che la presidenza della Cei ha deciso di inviare alle Chiese italiane impegnate a progettare l’anno pastorale a venire.
“Vorremmo esprimere- si legge sin dall’inizio della lettera – questo sentimento di gratitudine con una carezza d’affetto verso i malati e quanti ancora soffrono per la pandemia, verso i medici e gli operatori sanitari, per la generosità nella cura e nell’assistenza alla persona, verso gli anziani, con l’invito a conservare e a raccontare la memoria del paese, verso i poveri, con l’impegno a custodirli e curarli, non chiudendo gli occhi davanti alle vecchie nuove marginalità, verso le famiglie, per la capacità di tenuta complessiva, messa a dura prova, verso i sacerdoti , come ringraziamento per il loro essere prossimi al popolo di Dio”.
Il ringraziamento coinvolge poi anche catechisti, educatori, operatori pastorali, donne e uomini di buona volontà, credenti e non “perchè – si legge nel prosieguo della missiva- in questo tempo di difficoltà con le loro scelte consapevoli stanno costruendo il paese del futuro”.
Il ringraziamento è quindi indirizzato erga omnes e nella consapevolezza che ogni categoria sociale sia chiamata a svolgere il suo ruolo dando il suo contributo di propositività in un momento ancora delicato.
“Consci della situazione generale – prosegue la Cei- viviamo dunque la nostra fede come dono gratuito che si esprime anche nei gesti e nelle celebrazioni, a partire dall’Eucaristia, evento di grazia che va colto nella sua importanza”. Cioè nell’importanza, è spiegato subito appresso dalla Cei, di consentire alla comunità di riconoscersi sempre più come tale. “Raccomandiamo- si legge ancora- ove ricorrano condizioni di sicurezza, di non fare mancare al nostro popolo questi gesti di preghiera, partecipazionee speranza perchè la Chiesa sia presente in questo tempo così particolare”.
Per le processioni, alcune delle quali si svolgono in modalità tradizionale e altre a stazioni, la Cei invita le chiese ad accordarsi a dovere e con buon senso con le autorità locali. Certo, la pandemia è ancora sulla scena e con essa bisogna fare i conti ma, conclude la Conferenza dei vescovi, “siamo convinti che il cammino sinodale, che entrerà nel vivo proprio dopo l’estate, costituisca un’occasione propizia di rilancio e accompagnamento delle comunità, oltrechè una voce profetica rispetto alle istanze del presente e del futuro”. La Cei conclude inviando a ogni comunità “un augurio fraterno nel Signore”